A luglio la riforma alla Camera

Tra Mattarella, sondaggi e riforme per le toghe arrivano solo schiaffi a destra e a manca

Il Rapporto 2025 dell’Eurispes ha dato conferma dei sondaggi dei mesi e degli anni precedenti: “Sei italiani su dieci (59,3%) sono d’accordo con la separazione delle carriere dei magistrati”.

Giustizia - di Angela Stella

30 Maggio 2025 alle 12:15

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Foto Roberto Monaldo / LaPresse
Foto Roberto Monaldo / LaPresse

La riforma costituzionale sulla separazione delle carriere dei magistrati dovrebbe approdare nell’Aula della Camera nel mese di luglio. È quanto emerso al termine della conferenza dei capigruppo di Montecitorio, che ha stilato il programma trimestrale dei lavori. L’intenzione del Governo è stata confermata dal capogruppo di FdI Galeazzo Bignami che ha spiegato: “È in dirittura d’arrivo, il Senato dovrebbe licenziarla a breve e poi arriverà alla Camera”.

Infatti l’arrivo nell’Aula di Palazzo Madama è previsto per l’11 giugno. Intanto ieri il Rapporto 2025 dell’Eurispes ha dato conferma dei sondaggi dei mesi e degli anni precedenti: “Sei italiani su dieci (59,3%) sono d’accordo con la separazione delle carriere dei magistrati”. Numeri che rafforzano la maggioranza sempre più spedita verso l’appuntamento referendario che dovrebbe tenersi nella primavera del 2026, ma che preoccupa ovviamente l’opposizione. Per due motivi: il primo appunto relativo al dato appena citato, considerato che le minoranze dentro e fuori il Parlamento stanno da tempo accusando la maggioranza voler cambiare la Costituzione con inaccettabili forzature. Tuttavia un altro elemento, sempre emerso dal rapporto Eurispes, dovrebbe mettere in allarme soprattutto il Pd: “Si esprimono positivamente sulla separazione delle carriere dei magistrati i rispondenti di destra (71,7%) e centro-destra (71,6%), in affinità con il Governo in carica, mentre i più contrari sono i rispondenti di sinistra, anche se una quota minoritaria (ma non trascurabile) del 47,5% si dichiara favorevole alla separazione delle carriere, nel centro-sinistra: 60% di favorevoli”.

Dunque il Pd, se l’andamento non cambia, non essendo necessario il quorum visto che è un referendum costituzionale dovrà portare alle urne il proprio elettorato e convincerne metà che si tratta di una riforma sbagliata. Ma non finisce qui, in quanto dal report dell’ente di ricerca viene fuori un ulteriore aspetto non positivo per le toghe: “il giudizio nei confronti della magistratura divide a metà il campione con una preponderanza del numero degli sfiduciati, mentre questa proporzione era inversa nella rilevazione del 2024. Se a dirsi fiducioso è, infatti, il 43,9% degli italiani, il 46,5% si esprime, al contrario, in maniera negativa. Le mancate risposte rappresentano invece circa il 10%. A ciò si aggiunga che il numero dei consensi è in calo rispetto al 2024 di circa 3 punti percentuali”. Pertanto l’Anm, che parte già svantaggiata in questa campagna pre-referendaria, sarà chiamata ad uno sforzo maggiore per riconquistare i cittadini. Anche se contemporaneamente diminuiscono pure i consensi per l’Esecutivo (dal 36,2% del 2024 al 30,2%), in linea con il trend degli ultimi anni.

Chissà se dietro al calo di fiducia nella magistratura ci nasconda anche il suo attivismo definito da alcuni ‘politicizzato’ nel fronteggiare alcune riforme del Governo. Teniamo conto che il questionario è stato somministrato ai cittadini nei mesi di marzo e aprile, quindi dopo lo sciopero dell’Anm del 27 febbraio, ad esempio. Quindi forse occorrerebbe un maggior self restraint da parte delle toghe anche per dare seguito alle parole di due giorni fa del Capo dello Stato Sergio Mattarella secondo il quale “giudici e pubblici ministeri hanno, dunque, il dovere di essere e di apparire – apparire ed essere – irreprensibili e imparziali, in ogni contesto (anche nell’uso dei social media); con la consapevolezza che, nei casi in cui viene – fondatamente – posto in discussione il comportamento di un magistrato, ne può risultare compromessa la credibilità della Magistratura”.

Certo, se da un lato ha forse bacchettato una magistratura troppo engagé, dall’altro lato sembra aver dato un segnale anche a chi quella stessa magistratura la critica a prescindere e nell’esercizio delle sue funzioni: “Rigore morale e professionalità elevata – ha sottolineato il Presidente della Repubblica incontrando i magistrati in tirocinio – sono la risposta più efficace ad attacchi strumentali intentati per cercare di indebolire il ruolo e la funzione della giurisdizione e di rendere inopportunamente alta la tensione tra le istituzioni”. Il riferimento potrebbe essere stato ad un retroscena uscito martedì sulla Stampa, in cui il sottosegretario Delmastro accusava i giudici di “parlare come i mafiosi” e li accusava di voler affossare la riforma sulla separazione delle carriere, “perché avrà un effetto devastante sul potere delle toghe rosse”.

30 Maggio 2025

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