I rinvii a giudizio

Ong Mediterranea alla sbarra, a Ragusa primo “processo ai soccorsi”: a giudizio la Mare Jonio per “profitto sui migranti”

Cronaca - di Redazione

29 Maggio 2025 alle 11:17

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Ong Mediterranea alla sbarra, a Ragusa primo “processo ai soccorsi”: a giudizio la Mare Jonio per “profitto sui migranti”

È il primo “processo ai soccorsi”, come lo ha ribattezzato Luca Casarini. Anche il fondatore della Ong Mediterranea Saving Humans è finito alla sbarra dopo la decisione del Gup del tribunale di Ragusa Eleonora Schininnà di rinviare a giudizio tutti gli imputati del caso Mare Jonio, la nave dell’organizzazione non governativa Mediterranea.

A processo andranno Pietro Marrone, comandante della nave, Alessandra Metz, legale rappresentante della società armatrice Idra Social Shipping, Giuseppe Caccia vicepresidente Cda della Idra e capo spedizione, tre componenti dell’equipaggio, ovvero il medico Agnese Colpani, il soccorritore Fabrizio Gatti e il tecnico a bordo, Geogios Apostolopoulos, oltre appunto a Casarini, recentemente finito al centro del “caso Paragon”, col suo telefono spiato tramite il software dell’azienda israeliana Paragon. L’accusa nei loro confronti è di favoreggiamento dell’immigrazione illegale, aggravato dal trarne profitto.

L’inchiesta della Procura di Ragusa riguarda il salvataggio di 27 naufraghi dalla nave cargo danese Etienne Maersk e il successivo trasbordo sulla nave umanitaria Mare Jonio, episodio avvenuto nell’agosto del 2020. Alla portacontainer danese però per oltre un mese era stato negato il permesso di sbarco in diversi Paesi, nonostante le autorità di Malta le avessero chiesto di intervenire per recuperare i migranti, salvo poi impedirne lo sbarco sull’isola.

Alla fine i 25 migranti, due infatti erano stati portati sulla terraferma per motivi sanitari, furono trasferiti sulla Mare Jonio, e poi fatti sbarcare a Pozzallo, in Sicilia. Un mese dopo lo sbarco in Italia la Maersk Tankers, la società armatrice che possiede l’Etienne, aveva donato 125mila euro a Idra Social Shipping, la società armatrice della Mare Jonio, per aiutarla a sostenere le spese legate al soccorso, fra cui il blocco a terra della nave ordinato dalle autorità italiane.

Quella donazione venne fatta come forma di elargizione prevista dai trattati internazionali in caso di rapporti fra navi di paesi diversi e fu regolarmente rendicontata, ma secondo l’accusa della Procura la Ong invece si sarebbe accordata per accogliere quei migranti in cambio di denaro: da qui la contestazione agli imputati dell’aggravante di aver tratto profitto.

“Non ci faremo spaventare da nessuno. Sappiamo benissimo cosa abbiamo fatto: abbiamo aiutato 27 persone, lasciate in mezzo al Mare per 38 giorni. Questo processo diventerà l’occasione per chiedere conto a ministri, governi e autorità, sul perché queste persone sono state lasciate in mezzo al mare”, è stata la reazione al rinvio a giudizio di Casarini.

Il legale della Ong, Serena Romano, ha inoltre sottolineato che nel corso delle indagini preliminari “sono state utilizzate delle intercettazioni tra noi avvocati difensori e i nostri assistiti, cercheremo di capire come mai questo provvedimento sia stato ritenuto valido”. La prima udienza del processo si terrà il 21 ottobre prossimo davanti al tribunale di Ragusa.

di: Redazione - 29 Maggio 2025

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