Il sodalizio egemone nell'area Nord di Napoli
È morto il boss di camorra Francesco Mallardo, Ciccio ‘e Carlantonio era in una clinica di Parma
Il clan che l'ex capo aveva trasformato in impresa, fa parte del cartello criminale 'L'Alleanza di Secondigliano'. Il ricordo del primo e storico arresto
Cronaca - di Redazione Web

È morto in una clinica di Parma il boss della camorra Francesco Mallardo, detto Ciccio ‘e Carlantonio (dal soprannome di famiglia). Settantaquattro anni era considerato uno degli esponenti della cosiddetta ‘Alleanza di Secondigliano‘, un cartello camorristico che per anni è stato egemone nell’area a nord di Napoli e che si era consolidato anche a seguito dell’intreccio di rapporti di parentela tra i suoi esponenti di punta. Proveniente da una famiglia di agricoltori, Mallardo, dopo aver gestito per un breve periodo il contrabbando di sigarette, per anni è stato uno dei principali antagonisti della Nuova Camorra Organizzata di Raffaele Cutolo. Poi lo scontro con il clan Maisto. Ciccio Mallardo con il cugino Feliciano, detto ‘o sfregiato, aveva puntato all’edilizia e al business delle transazioni immobiliari. Insomma da camorra ‘contadina’ a camorra imprenditoriale capace di ripulire rapidamente il fiume di denaro proveniente dagli affari sporchi di due distinti gruppi (quello del Selcione e quello delle ‘Palazzine‘).
Chi era Francesco Mallardo
Arrestato più volte, più volte si è dato alla latitanza. Quando Francesco Mallardo, fu arrestato a Giugliano in Campania nel marzo del 1992 dalla polizia, si trovava in un’anonima mansarda al settimo piano di un condominio di periferia. “Quella notte assestammo un colpo durissimo alla camorra“, ricorda oggi l’attuale assessore alla Legalità del Comune di Napoli, Antonio De Iesu, che in quegli anni era il dirigente del commissariato di Polizia a Giugliano: poche ore dopo Mallardo, infatti, venne intercettato dai carabinieri, ad un posto di blocco, sempre a Giugliano, anche Gennaro Licciardi, detto ‘a Scigna. De Iesu, che nella sua carriera è stato anche questore di Napoli e vice capo della polizia, giunto nel grande Comune a nord di Napoli puntò subito la sua attenzione sui pezzi da novanta della mala locale, specie quelli in ascesa. Francesco Mallardo “viveva in un piccolo alloggio, arredato modestamente“, ricorda De Iesu.
Come è morto Francesco Mallardo
Niente lussi e niente auto di grossa cilindrata. “Ai vicini, prevalentemente napoletani che si erano trasferiti in provincia per inseguire il sogno di avere una casa propria a prezzi contenuti, si era presentato come un imprenditore attivo nel settore delle pulizie“, aggiunge. “I condomini di quella palazzina appresero chi fosse solo dopo il suo arresto, quando furono convocati in commissariato. Qualcuno riferì che qualche mese prima, in occasione del Capodanno, si erano scambiati gli auguri“. Agli agenti che si presentarono alla porta della sua abitazione non oppose resistenza. Nella stessa notte (intorno alle 3), mentre Mallardo era ancora negli uffici del commissariato per ultimare tutte le formalità, i carabinieri (che avevano la caserma ad un centinaio di metri dal commissariato, allora in via Pirozzi) lungo la circumvallazione esterna, ad un posto di blocco, intercettarono anche Gennaro Licciardi, a’ Scigna.
L’arresto di Francesco Mallardo
Era bordo di una utilitaria che da Giugliano si stava dirigendo a tutta velocità, molto probabilmente, verso Secondigliano. Licciardi è morto in carcere qualche anno fa. “In quella notte assestammo un colpo durissimo“, racconta con soddisfazione, a distanza di tanti anni, De Iesu. Nel 2000 Mallardo, nel frattempo evaso, fu nuovamente intercettato dalla polizia in un casolare di campagna, al confine tra Giugliano e Qualiano. Era a tavola con 12 persone mangiando fave e salumi. L’ultimo arresto poi, nel 2003, nei pressi di Nola.