Il quarto disco
Di questa grande esplosione siamo le schegge: l’ultimo album di Giorgio Poi
Frammenti di vita ermetici, magnetici, romantici animati dalle consuete malinconia, ironia, eleganza. E in effetti sarebbe nato tutto da un Big Bang
Cultura - di Antonio Lamorte

Pensavamo che di questo incendio che è la vita saremmo stati la miccia, la vampata, l’incendio, l’esplosione, il fuoco che vedi da lontano, il botto che ti fa tremare le gambe. E invece si chiama Schegge l’ultimo album di Giorgio Poi – Bomba Dischi/Sony Music – che uffici stampa e siti specializzati con parole telefonate definirebbero ormai tra le realtà più originali della musica italiana. E infatti non la facciamo più difficile, è proprio così: una conferma.
Di tutte le schegge impazzite dall’indie-itpop-alternitive italiano impazzite tra Sanremo e il PrimoMaggio, Giorgio Poti in arte Poti è uno di quelli non ancora irrimediabilmente bloccati per strada e al bar. È nato a Novara, è cresciuto tra Roma e Lucca, si è trasferito a Londra, a Berlino dove ha cominciato a scrivere in italiano, a Bologna. Diplomato in chitarra jazz, fondatore de Vadoinmessico in seguito Cairobi, chitarra in Evergreen e co-produttore di Relax di Calcutta. I suoi successi più grossi Missili con Frah Quintale e Takagi & Ketra e Nottetempo con Franco 126. È appena stato pubblicato il video del feat con Luca Marinelli in Solo per gioco, la canzone che compare in Paternal Leave, il film di Alissa Jung, moglie dell’attore.
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I suoi primi tre album erano stati l’esordio Fa niente, seguito da Smog e Gommapiuma. Dall’ultimo erano passati tre anni e sembra che le cose siano diventate meno morbide. Schegge è stato supervisionato da Laurent Brancowitz, chitarra dei Phoenix. Poi ha suonato e registrato lui tutti gli strumenti nel suo studio in casa a Roma. Ci ha messo la sua immaginazione cinematografica, le sue freddure inaspettate, le sue influenze internazionali, le consuete ironia e malinconia, un’eleganza impenetrabile anche quando si alzano i giri. Schegge sono frammenti di vita ermetici, orchestrali, chitarristici, magnetici, romantici. Anche piuttosto diverse l’una dall’altra. E in effetti è nato sarebbe nato tutto da un Big Bang.
“Significa – ha detto in un’intervista a Rockit – che qualcosa si è rotto, e le schegge – i detriti, o anche quello che ti colpisce – siamo anche noi. Le nostre vite esplodono e io ho deciso di lasciarle fare. La consapevolezza oggi è che è inutile cercare di tenere questi fili legati. In passato ho cercato metaforicamente di controllare quello che facessi. Questo non è possibile a livello psicologico. I capisaldi a cui ero aggrappato sono scomparsi nell’arco di pochi mesi, è successo tutto assieme, come un’esplosione appunto”.
Nove canzoni per una mezz’oretta di musica scritta tra dicembre 2022 e ottobre 2024. Il ritmo spezzato di Giochi di gambe in apertura, il midtempo di Nelle tue piscine, l’atmosfera ovattata e sospesa e senza ritornello di Uomini contro insetti, il French Touch di Les jeux sont faits, la strumentale title-track, il finale aperto di delle barche e i transatlantici. La fine di una storia d’amore, la morte del padre, il ritorno a Roma. La paura dell’ignoto e del futuro, la tentazione dell’ignoto e dei pericoli. “Forza e coraggio, voci sincere ci tengono a galla anche senza volere”. Perdersi e ritrovarsi come il segno sul rotolino di scotch, muoversi coscienti di poter sia prenderle che darle come nei giochi di gambe della boxe.
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