Un Qatargate bis?

“Huawei-Gate” al Parlamento europeo, altra indagine per corruzione a Bruxelles: fermati lobbisti del gigante cinese

Cronaca - di Redazione

13 Marzo 2025 alle 12:35

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“Huawei-Gate” al Parlamento europeo, altra indagine per corruzione a Bruxelles: fermati lobbisti del gigante cinese

Una nuova inchiesta “made in Belgio” investe il Parlamento europeo. Dopo il Qatargate, indagine condotta con metodi a dir poco discutibili e dall’esito ancora sconosciuto, questa volta nel mirino è finita Huawei, il colosso cinese delle telecomunicazioni.

Come riferito dalla procura federale belga all’alba di giovedì 13 marzo un centinaio di investigatori, su ordine del giudice istruttore e della procura federale, hanno condotto perquisizioni a tappeto a Bruxelles, in Vallonia e nelle Fiandre fermando diversi lobbisti legati alla multinazionale cinese.

L’inchiesta su Huawei

Le persone fermate sono sospettate di aver corrotto attuali ed ex parlamentari europei per favorire gli interessi commerciali dell’azienda cinese in Europa. Le accuse sono a vario titolo di corruzione, falsificazione e uso di documenti falsi, riciclaggio di denaro e organizzazione criminale: nelle prossime ore le persone fermate dovranno essere interrogate.

Allo stato attuale non ci sono eurodeputati indagati nell’ambito del presunto caso di corruzione Huawei ma – scrive il quotidiano belga Le Soir – non è escluso tuttavia che nel corso delle indagini la procura federale chieda la revoca delle immunità parlamentari di diversi eurodeputati. Secondo le informazioni raccolte da Le Soir gli inquirenti hanno sospetti di corruzione nei confronti di una manciata di attuali o ex eurodeputati eletti di diversi partiti politici, una quindicina in particolare gli eletti nel mirino dell’indagine giudiziaria della procura federale.

“Il Parlamento europeo prende atto delle informazioni. Quando richiesto, collabora sempre pienamente con le autorità giudiziarie”, fanno sapere dal servizio stampa dell’Eurocamera dopo l’emergere dell’inchiesta che coinvolge il Parlamento.

Il lobbista italo-belga Ottati

Tra i principali sospettati dell’inchiesta, dal nome in codice “Generazione”, c’è il lobbista italo-belga Valerio Ottati. Originario del comune di Woluwe-Saint-Pierre, nella regione di Bruxelles-Capitale, 41 anni, Ottati è entrato a far parte di Huawei nel 2019, quando il colosso stava intensificando la sua attività di influenza in risposta alle pressioni degli Stati Uniti affinché l’Europa abbandonasse le apparecchiature cinesi per il 5G.

Prima di diventare direttore degli affari pubblici europei per Huawei, Ottati ha lavorato per un decennio come assistente di due eurodeputati italiani, uno del Ppe e uno dei Socialisti e democratici, occupandosi tra le altre cose anche delle relazioni tra Ue e Cina.

La corruzione cinese

La presunta corruzione del colosso cinese, secondo quanto rivela Le Sori, avrebbe assunto la forma di doni di oggetti di valore, tra cui smartphone Huawei, biglietti per partite di calcio (Huawei ha in particolare una tribuna privata al Lotto Park, la casa dell’RSC Anderlecht) o bonifici di alcune migliaia di euro.

“La corruzione sarebbe stata praticata regolarmente e in modo molto discreto dal 2021 a oggi, sotto le mentite spoglie di attività di lobbying commerciale e assumendo varie forme, come la remunerazione per posizioni politiche o persino regali eccessivi, come spese di vitto e di viaggio, o persino inviti regolari a partite di calcio”, ha confermato la procura federale, senza menzionare espressamente Huawei.

di: Redazione - 13 Marzo 2025

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