Il delitto di Garlasco
E se Stasi fosse innocente?
Andrea Sempio, amico del fratello della vittima, sarà sottoposto al test del dna dalla procura di Pavia. Stasi, condannato, è in cella da 10 anni...
Cronaca - di Angela Stella

Coup de théâtre per il delitto di Chiara Poggi: c’è un nuovo indagato per l’omicidio di Garlasco, avvenuto ben diciotto anni fa. Un avviso di garanzia è stato infatti notificato ad Andrea Sempio. Il ragazzo era un amico di Marco, il fratello della ventisettenne, e all’epoca dell’omicidio, aveva da poco compiuto 18 anni. Oggi ha 37 anni e fa l’impiegato. Il suo Dna dovrà essere comparato con quello rinvenuto sulle dita della mano della vittima.
I due profili genetici, appartenenti ad altrettanti soggetti maschili, potrebbero essere stati lasciati dal killer mentre lottava con la giovane e che ora vanno confrontati con quelli di Sempio a cui oggi verrà prelevato il Dna in modo “coattivo” su ordine del giudice dopo che la scorsa settimana ha negato l’assenso all’esame. Le tracce biologiche non apparterebbero dunque all’unico condannato per quel delitto: Alberto Stasi, l’ex ragazzo di Chiara, in carcere a Bollate dal 2015 da dove ha sempre professato la propria innocenza. Sempio è invece indagato per concorso in omicidio con Stasi (in quanto formalmente l’unico condannato) o persona rimasta ignota. A procedere nei suoi confronti è la procura di Pavia. Al centro delle indagini appunto sempre il campione di Dna che – come sostenuto da importanti nuovi esami effettuati in laboratorio da uno specialista tedesco – sarebbe perfettamente ancora utilizzabile a fini giuridici. I pm di Pavia hanno svolto alcune indagini arrivando appunto al nome di Sempio. «Il mio assistito è allibito e sconvolto», ha dichiarato all’Agi il legale di Sempio, l’avvocato Massimo Lovati. Invece Giuseppe e Rita Poggi, i genitori di Chiara, hanno preferito non commentare: «Io e mio marito abbiamo saputo la notizia oggi guardando il Tg1. Non abbiamo niente e non vogliamo dire niente».
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La storia del delitto di Chiara Poggi
È il 13 agosto del 2007 quando Chiara Poggi viene uccisa nella sua villetta di via Pascoli 8 a Garlasco (Pavia). Le indagini si concentrano subito sul fidanzato della ragazza, lo studente della Bocconi Alberto Stasi, che dopo una settimana dall’omicidio viene formalmente indagato. Contro di lui, che aveva rinvenuto il cadavere della donna e dato l’allarme, diversi elementi: l’assenza di tracce di sangue sulle sue scarpe nonostante avesse attraversato il teatro del delitto; il fatto che la ragazza conoscesse il suo assassino avendolo fatto entrare in casa mentre era ancora in pigiama; la sua bicicletta compatibile con quella descritta dai testimoni; le sue impronte sul dispenser del sapone liquido, utilizzato dall’aggressore per lavarsi le mani dopo il delitto.
Nonostante questo Stasi viene assolto in primo e secondo grado per non aver commesso il fatto. La Cassazione annulla la sentenza di appello. Si celebra l’appello bis e Stasi viene condannato per omicidio volontario con l’esclusione però delle aggravanti della crudeltà e della premeditazione. La Cassazione confermerà la condanna scrivendo «Ciascun indizio risulta integrarsi perfettamente con gli altri come tessere di un mosaico che hanno contribuito a creare un quadro d’insieme convergente verso la colpevolezza di Alberto Stasi oltre ogni ragionevole dubbio». Durante le indagini Sempio era stato sentito due volte come testimone – nell’immediatezza dei fatti e un anno dopo – senza che gli inquirenti trovassero alcun elemento che potesse fare ritenere ci fosse un suo coinvolgimento nell’assassinio della ragazza. Il suo alibi: un bigliettino del parcheggio di Vigevano dove la mattina del brutale omicidio Sempio si era recato per andare in una libreria e che i genitori avevano deciso di conservare per oltre un anno.
Nel corso degli anni indagini difensive della famiglia Stasi lo avevano nuovamente coinvolto: nel 2016 investigatori privati prelevarono a sua insaputa il Dna di Sempio da una bottiglietta d’acqua e da un cucchiaino e un genetista lo comparò con quello già a disposizione perché ricavato nell’ambito della perizia svoltasi nel processo d’appello e trovato sotto le unghie di Chiara. Secondo la famiglia Stasi, in particolare la madre del condannato che non ha mai abbandonato il figlio e creduto fermamente nella sua estraneità, oltre alla prova scientifica c’erano altri elementi a sfavore di Sempio: avrebbe posseduto una bicicletta e secondo due testimoni c’era una bici davanti la villetta della famiglia della giovane la mattina dell’omicidio; avrebbe inoltre una misura di scarpe (42/42,5) compatibile con l’impronta rinvenuta sul pavimento della casa di Chiara; in ultimo frequentava con facilità l’abitazione dei Poggi. Questi elementi furono utilizzati per richiedere la revisione del processo, tuttavia il 24 gennaio 2017 la Corte di Appello di Brescia dichiarò il non doversi procedere alla richiesta di revisione. Poi nel 2020 c’era stato un secondo tentativo di riapertura del caso da parte della difesa di Stasi, ugualmente chiuso con un nulla di fatto.