Le ragioni dello chef
Giorgio Locatelli: “Perché ho chiuso il ristorante ‘Locanda’ a Londra? Non volevo morire in cucina”
"Quando per l’ultima volta ho chiuso a chiave la porta della cucina ho pensato: ‘Grazie a Dio ti ho ucciso, non mi hai ucciso tu’”. Il progetto alla National Gallery dello chef italiano
News - di Redazione Web

Giorgio Locatelli è sicuro: “Se mai aprirò un nuovo ristorante, il telefono sarà vietato”. Colpa dei social creator che commentano senza sapere nulla, della convivialità mortificata dagli smartphone secondo il grande chef, già stellato Michelin, diventato arcinoto al grande pubblico anche per il suo ruolo di coach nel cooking-show Masterchef Italia. “Ci sono tanti chef morti in cucina. Chi magari per un infarto. Non volevo finire così. Bisogna trovare il giusto equilibrio tra vita privata e lavoro”, ha raccontato in un’intervista a Il Corriere della Sera in cui ha spiegato le ragioni della chiusura della “Locanda”, il suo ristorante a Londra.
Non solo era scaduto il contratto di locazione e altri affitti in centro città sono troppo cari. “Sentivo il peso che abbiamo portato avanti per 23 anni mia moglie Plaxy e io. Me ne sono reso conto quando per l’ultima volta ho chiuso a chiave la porta della cucina e ho pensato: ‘Grazie a Dio ti ho ucciso, non mi hai ucciso tu’”. Lo stress di gestire un ristorante di livello altissimo.
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“Pagare correttamente i dipendenti, fargli fare del training, impiegarli realmente per le canoniche otto ore al giorno per cinque giorni alla settimana. Poi oggi il costo dei prodotti italiani di qualità è aumentato in maniera esorbitante causa Brexit”. La Locanda ha tenuto per 23 anni una stella Michelin, mai nessun menù degustazione, che “sono per persone che non hanno capacità di decidere oggi”.
“Se si ha la passione per il proprio lavoro, a 30 anni non pensi a questo. Ci pensi quando ne hai 60 e ti chiedi: quanti anni mi sono rimasti davanti? E quindi lavori di meno. Ho molta fiducia nei giovani di oggi, sono più intelligenti, vanno in palestra, a vedere film o mostre, noi andavamo al pub. Troveranno l’equilibrio”. A maggio partirà con un progetto alla National Gallery dove ci saranno il Bar Giorgio, un ristorante con 80 coperti e una club house dedicato ai donatori.