L'udienza
Alessia Pifferi assente in Appello perché “picchiata dalle detenute”: scontro in aula per l’inchiesta su avvocata e psicologi

Non era presente in aula Alessia Pifferi, oggi attesa in tribunale per una nuova udienza del processo di Appello in corso a Milano per l’omicidio della figlia Diana, lasciata morire di stenti a soli 18 mesi nel luglio del 2022 dopo esser stata abbandonata per sei giorni da solda in casa.
Pifferi, condannata in primo grado all’ergastolo e detenuta nel carcere di Vigevano, ha motivato la sua assenza perché vittima di un pestaggio da parte di altre detenute: aggressione che le è costata quattro punti di sutura al viso.
Non una novità, come sottolinea il Corriere della Sera. Già lo scorso aprile 2024 durante le sue dichiarazioni spontanee in tribunale aveva dichiarato in carcere, in quel caso era San Vittore, le altre detenute l’avevano picchiata e la notte sarebbe stata continuamente insultata e presa di mira, tra urla come “mostro” o “assassina”.
Ma l’altra novità importante dell’udienza tenuta oggi in Corte di Assise d’appello di Milano è stato il rifiuto da parte dei giudici dell’ammissione degli atti dell’inchiesta-bis nel processo, come richiesto dall’avvocato Emanuele De Mitri, che assiste la mamma e la sorella di Pifferi.
In particolare i giudici hanno rigettato “per irritualità, irrilevanza e non decisività” l’istanza avanzata dal legale di parte civile: si tratta delle indagini per falso e favoreggiamento a carico dell’avvocata Alessia Pontenani, di alcune psicologhe e anche di Marco Garbarini, psichiatra e consulente della difesa, i quali secondo l’accusa avrebbero “manipolato” la 38enne per farle ottenere una perizia psichiatrica “favorevole”. Secondo i giudici si tratta di “fonti di prove già note alla pubblica accusa di primo grado eppure mai versate in atti, mai sottoposte al vaglio del primo giudice”, e in ogni caso “non potranno mai condizionare l’esito della disposta perizia collegiale”.
In aula per il processo d’appello si tornerà dunque il prossimo 2 luglio per l’esame dei periti, che dal 26 maro avranno 90 giorni per valutare se Pifferi fosse capace di intendere e volere o meno al momento dei fatti: in primo grado, esaminata dallo psichiatra Elvezio Pirfo, era risultata capace.