Golpe segreto
Bolsonaro voleva avvelenare Lula: l’accusa del piano di colpo di Stato dell’ex presidente del Brasile
Il piano “Pugnale Verde e Giallo”. Bolsonaro ha reagito con un comunicato in cui ha parlato di accuse politicamente motivate. Le prossime presidenziali in programma nell'autunno 2026
Esteri - di Redazione Web

L’ex presidente del Brasile Jair Bolsonaro è accusato di aver progettato un colpo di Stato dopo aver perso le elezioni vinte nel 2022 dall’avversario, l’attuale presidente Luiz Inácio Lula da Silva, detto Lula. Secondo il Procuratore Generale Paulo Gonet, l’ex presidente avrebbe tra l’altro approvato un piano per avvelenare l’ex presidente e rimanere al poter. Bolsonaro ha reagito con un comunicato in cui ha parlato di accuse politicamente motivate, una maniera per influire sulle elezioni presidenziali in programma per l’anno prossimo. Su di lui sono aperte 14 inchieste.
Lo scorso novembre le stesse conclusioni erano state realizzate dopo due anni di indagine dalla polizia federale. Il piano si sarebbe chiamato “Pugnale Verde e Giallo”, dal nome di un documento ritrovato presso il generale in pensione Mario Fernandes. Sarebbero state usate mitragliatrici e lanciagranate. Prevedeva di annullare i risultati sfavorevoli del voto e lo scioglimento dei tribunali grazie anche all’apporto dell’esercito. Proprio dopo quelle elezioni e la proclamazione dei risultati, l’8 gennaio del 2023 migliaia di sostenitori dell’ex Presidente assaltarono le sedi del Parlamento, della Corte Suprema e l’ufficio presidenziale nella capitale Brasilia. Fu la Capitol Hill brasiliana, dopo quella che si era consumata due anni prima a Washington a opera dei sostenitori di Donald Trump.
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“I membri dell’organizzazione criminale hanno strutturato nel palazzo presidenziale un piano per attaccare le istituzioni, con l’obiettivo di rovesciare il sistema dei poteri e l’ordine democratico”, si legge nel rapporto. “Il piano è stato concepito e portato a conoscenza del presidente, che lo ha approvato”. A confermare l’episodio è stato tra gli altri il tenente colonnello Mauro Cid, ex aiutante di campo di Bolsonaro, nel suo patteggiamento. Altre conferme, secondo l’accusa, sarebbero le dichiarazioni degli stessi ex comandanti dell’Esercito e dell’Aeronautica e i messaggi e le registrazioni di ingresso nel Palácio da Alvorada (la residenza del Presidente della Federazione del Brasile).
Bolsonaro nel comunicato si è paragonato proprio a Trump, da gennaio scorso di nuovo Presidente degli Stati Uniti, suo alleato politico. Le nuove elezioni presidenziali in Brasile sono in programma nell’autunno 2026. La Corte Suprema deve ancora esprimersi sulla dichiarata ineleggibilità, per otto anni, decretata nel 2023 per Bolsonaro. La popolarità di Lula, al suo terzo mandato, intanto è scesa ai minimi storici a causa dell’aumento del costo della vita e per via della massiccia attività di disinformazione da parte della destra. La sua candidatura per il 2026 è in ballo.
Gonet ha formalmente incriminato Bolsonaro per il tentato golpe: ha chiesto tra i 12 e i 40 anni di carcere. Altre 33 persone sono state accusate. La denuncia sarà sottoposta alla Corte Suprema del Brasile che deciderà se rinviare a giudizio l’ex presidente o se arrestarlo prima del giudizio. Altri dettagli non da poco emersi dalle indagini: il piano avrebbe previsto anche l’assassinio del giudice della Corte Suprema Alexandre de Moraes, oppositore dell’ex Presidente, e del vicepresidente Geraldo Alckim.