Chi era Oriana Fallaci: la vita della giornalista, i libri, le interviste, la bimba partigiana, la politica, la serie tv, com’è morta
Personaggio unico, straordinario e controverso. Raccontò la guerra in Vietnam e la missione Apollo11, fu ferita dai mitra nella strage in Città del Messico e amò il ribelle greco Alekos Panagulis. Firma iconica e autrice prolifica
Cultura - di Redazione Web

Sarà dedicata a una fase precisa, importantissima, seminale e rivelatrice di tutto quello che sarebbe stato, la miniserie tv Miss Fallaci, ispirata ai primi anni di carriera degli Stati Uniti di Oriana Fallaci, scrittrice e giornalista. Anzi di più, una sorta di mito del reportage e delle interviste, dell’opinione del j’accuse. Contesa dalla politica e controversa come i personaggi più complessi e stratificati, sarà portata sullo schermo nella fiction di quattro puntate diretta da Giacomo Martelli, Luca Ribuoli e Alessandro Gonnella. A interpretare la giornalista toscana l’attrice Miriam Leone.
“È un bellissimo romanzo di formazione che spero possa ispirare le nuove generazioni, perché racconta la storia di una ragazza che a 26 anni parte e va da sola alla conquista dell’America: una storia di coraggio, ma anche di grande dolore, di sofferenza, che insegna quanto sia importante nella vita scegliere anche le persone che amiamo”, racconta l’attrice come riporta l’ANSA. “Miss Fallaci è Oriana in America, dove la chiamavano proprio così e dove vivrà a lungo, abitando a New York fino alla fine dei suoi giorni”. A New York Fallaci ci arrivò la prima volta negli anni ’50 per intervistare Marilyn Monroe, non ci riuscì ma da quel fallimento nacque l’articolo che la fece diventare una grande firma.
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La bimba partigiana e gli esordi nel giornalismo e nell’editoria
Aveva 20 anni, scriveva per L’Europeo. Era nata e cresciuta a Firenze, figlia del socialista Edoardo Fallaci, fece da staffetta partigiana e fu anche premiata con un riconoscimento d’onore dell’Esercito Italiano per quell’attivismo. Esordì al Mattino dell’Italia Centrale prima di trasferirsi a Milano. A NY scrisse di spettacolo e mondanità, prospettiva attraverso la quale descriveva le icone del cinema ma anche la società di massa e le sue trasformazioni. Esordì nella narrativa con Rizzoli con Il sesso inutile, un viaggio-inchiesta sulla condizione della donna, soprattutto in Oriente, che ebbe subito un successo enorme.
Fu anche inviata di guerra, in Vietnam per la prima volta nel 1967, dove tornò in diverse occasioni. Scrisse corrispondenze da India, Pakistan, Sud America, Medio Oriente. Intervistò personaggi come Husayn di Giordania, Yasser Arafat, Mohammad Reza Pahlavi, Hailé Selassié, Henry Kissinger, Mu’ammar Gheddafi e l’ayatollah Khomeini, che secondo il suo racconto scappò via quando lei si tolse il velo obbligatorio nel regime della Repubblica Islamica sciita instaurata in Iran nel 1979 – per alcuni detrattori spesso farciva i suoi scritti di invenzioni.
La guerra, la Luna, l’amore
Ai Giochi di Città del Messico nel 1968, rimase ferita nella repressione della manifestazione studentesca di protesta in Piazza delle Tre Culture, un episodio ricordato oggi come “il massacro di Tlatelolco”. Centinaia furono i giovani uccisi, falciati dalle armi. Fallaci rimase ferita da una raffica di proiettili esplosi da un mitra, l’avevano data per morta prima che venisse riconosciuta da un prete. Nel 1969, dopo aver seguito negli anni precedenti i lavori della NASA, assistette al lancio della missione Apollo 11, che divenne anche quello un libro, Quel giorno sulla luna.
Nel 1973 conobbe in Grecia l’oppositore del Regime dei Colonnelli Alekos Panagulis, che morì in un incidente stradale che la giornalista descrisse sempre come un attentato. Dalla sua relazione con Panagulis, per alcuni la più importante della sua vita, nacquero due libri: Lettera a un bambino mai nato e Un uomo. Agli inizi degli anni ’90 si trasferì a New York, in un appartamento sulla 61esima strada, nell’Upper East Side di Manhattan, dove scoprì di essere malata di cancro ai polmoni: chiamò per sempre la malattia “l’alieno”.
L’11 settembre e gli ultimi anni
Nel corso della sua carriera Fallaci scrisse anche per alcuni grandi quotidiani internazionali, come il Times, il New York Times, il Corriere della Sera, Asahi Shimbun. I suoi romanzi hanno conosciuto un larghissimo consenso, spesso trasversale tra pubblico e critica. Dopo l’attacco agli Stati Uniti dell’11 settembre 2001 scrisse sul Corriere della Sera l’editoriale La rabbia e l’orgoglio che divenne anche un libro omonimo, seguito da La forza della ragione, un attacco all’islamismo e una difesa dei valori della civiltà occidentale che innescò un dibattito con Tiziano Terzani. Prima di morire, nel 2006 a Firenze, scrisse un’autobiografia intitolata Oriana Fallaci intervista sé stessa – L’Apocalisse. Aveva sempre considerato sua vera casa la villa che aveva a Greve, nel Chianti, in Toscana.