Ad "AZ: un fatto, come e perché"
Quando Oriana Fallaci difendeva l’aborto in tv contro i maschi: un mito della destra dalla memoria corta e selettiva
"Non è un gioco politico, siamo noi donne a decidere: abbiamo sfidato per millenni le vostre prediche, il vostro inferno, le vostre galere, le sfideremo ancora. Io non lo voglio per me l’aborto, lo voglio per chi lo vuole, lo voglio come volemmo il divorzio, per offrire una scelta, una scelta di libertà"
Cultura - di Antonio Lamorte

A proposito di appropriazione culturale, invece che di fantomatica egemonia culturale, quello di Oriana Fallaci è stato un caso più unico che raro in Italia. Per anni, e ancora oggi, è considerata una scrittrice, giornalista, intellettuale di destra: la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni la incluse anche nel suo Pantheon snocciolato al discorso di insediamento dopo la vittoria alle elezioni politiche del 2022. Appropriazione grossolana – consumata soprattutto a partire dal saggio contro l’islamismo, La rabbia e l’orgoglio, scritto dopo gli attentati dell’11 settembre del 2001 agli Stati Uniti – soprattutto a giudicare dalla personalità e professionalità complessa, anche controversa, poliedrica e divisiva di Fallaci che torna stasera nelle case degli italiani con una fiction Rai.
Si chiama Miss Fallaci, una serie in quattro serate, dirette da Luca Ribuoli, Giacomo Martelli e Alessandra Gonnella, interpretata dall’attrice Miriam Leone, prodotta da Paramount, Minerva Picture, Redstring. È il racconto di Fallaci inviata negli Stati Uniti, negli anni ’50, dove lavorava come cronista per L’Europeo. “Va a New York per cercare di intervistare Marilyn Monroe – racconta Leone all’ANSA – non ci riesce, e da questo grande fallimento nasce l’articolo che la farà diventare una firma di peso. In realtà voleva scrivere di politica, ma Oriana fa politica anche quando parla di Hollywood, svela quello che c’è dietro quel mondo dorato, apre gli occhi sulla verità anche a costo di essere disturbante o provocatrice, sempre con grande intelligenza, approfondimento, studio”.
- Lo schiaffo a Salvini dell’erede di Oriana Fallaci: “Non usi il suo nome per la manifestazione del 4 novembre”
- È morta Maria Rosaria Omaggio: addio all’attrice di cinema, teatro e tv, posò per Playboy e fu Oriana Fallaci
- Miriam Leone al Festival di Sanremo 2025: chi è il marito Paolo Carullo
- Aborto, il drammatico racconto della cantante LNDFK: “Brutale, ecografie falsificate, abbandonate in stanza”
Visualizza questo post su Instagram
È un racconto che tocca anche il dramma dell’aborto, che ispirò il libro Lettera a un bambino mai nato. “È un diritto ma anche un dolore profondo, e Oriana ha avuto il coraggio di gridare a tutti che cosa fosse questo dolore, questa indecisione. È un fatto che raccontiamo con grande rispetto e che abbiamo riscostruito attraverso le lettere private e grazie al sostegno della famiglia”. E dell’aborto ci resta ancora oggi il suo intervento del 1976 al programma AZ: un fatto, come e perché in cui Fallaci discuteva a un dibattito partecipato in maggioranza da uomini: come in una puntata della serie tv animata BoJack Horseman, come in una Porta a Porta, di Bruno Vespa, ma quarant’anni dopo.
“Devo dire anzitutto che mi dispiace di essere la prima donna a intervenire, ma la quarta persona a intervenire. Qui si sta parlando di un problema che riguarda principalmente le donne, direi esclusivamente le donne e, al solito, il discorso è fatto da due uomini, in particolare da due politici. Devo dire se mi permetti che questo dibattito che avviene per discutere un problema che ci riguarda tanto da vicino come l’aborto è condotto da sei uomini e tre donne. Sarebbe stato molto più giusto, molto più opportuno, se fosse stato condotto da tre uomini e sei donne”, aveva esordito in quell’occasione.
“Mi auguro molto che stasera nessuno di noi dimentichi che, uno: l’aborto non è un gioco politico, due: che a restare incinte siamo noi donne, che a partorire siamo noi donne, che a morire partorendo, o abortendo o non abortendo, siamo noi donne, e che la scelta dunque tocca a noi, la decisione tocca a noi donne e dobbiamo essere noi di volta in volta, di caso in caso, a prenderla che a voi piaccia, permettete, o non vi piaccia, tanto se non vi piace siamo lo stesso noi a decidere, siamo noi a farlo, abbiamo sfidato per millenni le vostre prediche, il vostro inferno, le vostre galere, le sfideremo ancora. Non usciamo dal seminato con le leggi, con le leggine e coi compromessi”.
“Se ci tenete tanto alla vita ricordatevi che esiste anche una cosa peggiore dell’aborto, che si chiama guerra. Guarda caso coloro che non accettano l’aborto, accettano la guerra. La legge così come è oggi considera l’aborto un assassinio o perlomeno una condanna a morte: ma l’assassinio avviene su una persona che esiste, su qualcuno che è già, qualcuno che è nato. Un embrione, un feto, è una persona che già esiste, che è nata, è una creatura che ha gli stessi diritti di una creatura che è già nata?”, chiedeva Oriana Fallaci alla quale veniva contestato il dialogo che intraprendeva nel suo libro Lettera a un bambino mai nato.
Visualizza questo post su Instagram
“È un dialogo che la donna fa con se stessa, tant’è vero che quando la donna muore dice alla fine: io ti ho rivestito di ricchezze che non avevi, ti ho dato un’entità che non esisteva. Parlavo a me stessa”. E infine dichiarava: “Il problema politico esiste, in una notevole misura. Ed è un problema di libertà. Io personalmente potrei anche non essere interessata: anzi io non sono interessata per niente. Io me lo faccio il bambino. Io non lo voglio per me l’aborto, lo voglio per chi lo vuole, lo voglio come volemmo il divorzio, per offrire una scelta, una scelta di libertà. Io rifiuto un Paese che è libero o si definisce tale e che non consente una simile scelta. Fare l’aborto libero non significa che tutte le donne devono abortire e che l’Italia all’improvviso si trasforma in una specie di pianeta Marte abitato da fantasmi come nei racconti di Ray Bradbury. Significa soltanto che chi lo vuole lo fa, chi non lo vuole non lo fa, esattamente come il divorzio. Voi democristiani, quando noi ci battevamo con il divorzio, continuavate a dire attraverso la bocca dell’onorevole Fanfani che le mogli saremmo scappate con le amiche. Non siamo scappate con le amiche. Il divorzio lo fa chi lo vuole, chi non lo vuole non lo fa, punto”.
La legge 194 in Italia arrivò nel 1978 ed è tornata a più riprese nel dibattito in questi anni per l’atteggiamento del governo di centrodestra ma soprattutto, nell’aprile 2024, per l’emendamento a un disegno di legge per l’attuazione del PNRR che ha dato legittimità a livello nazionale all’ingresso delle associazioni antiabortiste nei consultori, dove si reca la maggiora parte delle donne per ottenere il certificato necessario per l’interruzione. Anche se la legge 194 lo prevedesse già e alcune associazioni comparissero già nei consultori in tutta Italia, spesso finanziate pubblicamente. Nella serie tv compare comunque anche Oriana da bambina, quando il padre Edoardo la coinvolse nel ruolo di staffetta partigiana. Si unì alle Brigate Giustizia e Libertà e alle formazioni partigiane del Partito d’Azione. Il padre fu catturato dai nazisti durante l’occupazione di Firenze, nel 1944, torturato e rilasciato. E lei ricevette, per il suo ruolo, un riconoscimento d’onore dell’Esercito Italiano nel Dopoguerra.
Visualizza questo post su Instagram