La nuova giunta
La mission impossible di Parodi all’Anm: far durare l’era Rossobruna tra i magistrati
Proveniente dalle file di MI, la corrente di destra della magistratura, il nuovo presidente dovrà tenere insieme i pezzi dell’alleanza coi progressisti
Giustizia - di Paolo Comi

Il “rossobrunismo” è sbarcato anche all’Associazione nazionale magistrati. Con una inedita alleanza fra toghe di destra e toghe di sinistra, il Comitato direttivo centrale dell’Anm, dopo una discussione interminabile che avrebbe sfiancato anche i politici navigati della Prima Repubblica, ha dato il via lo scorso fine settimana alla più incredibile giunta che la storia ormai secolare della magistratura associata italiana ricordi.
Presidente è stato eletto Cesare Parodi, esponente di Magistratura indipendente, la corrente di destra che in questo momento annovera numerosi suoi iscritti fra i più stretti collaboratori del ministro della Giustizia Carlo Nordio. Segretario è stato eletto Rocco Maruotti, esponente di Area, il gruppo progressista che invece vede Nordio e le sue riforme, spesso scritte proprio dai colleghi di Mi, come il fumo negli occhi. E se non fosse giù sufficiente in questo mix surreale, vice di Maruotti è stato scelto Stefano Celli, rappresentante di Magistratura democratica, il gruppo di sinistra che si è fatto promotore presso i colleghi delle recenti manifestazioni di protesta in occasione dell’inaugurazione dell’Anno giudiziario. Una “pagliacciata”, per usare le parole di Claudio Galoppi, segretario nazionale di Mi, che aveva stroncato l’idea di presentarsi alla cerimonia con la coccarda tricolore e la Costituzione in mano e di uscire quando parlavano gli esponenti del governo.
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Parodi, va detto, inizialmente non doveva neppure essere candidato alla presidenza dell’Anm. Il posto doveva andare al giudice Giuseppe Tango, il più eletto della lista di Mi nell’ultima tornata elettorale a differenza di Parodi che si era classificato solo settimo. La candidatura di Tango è subito finita sotto il “fuoco amico” in quanto non gli hanno perdonato di essere stato in passato vicino agli odiati colleghi di sinistra. Da questo punto Parodi rappresenta una garanzia. In magistratura dal 1990, è sempre stato a Torino, prima come pm e poi come procuratore aggiunto responsabile del dipartimento fasce deboli. Iscritto a Magistratura indipendente il giorno dopo aver vinto il concorso, ha la piena fiducia dei vertici del gruppo, ad iniziare da Galoppi, molto scettici sull’affidare ad un collega come Tango un po’ troppo aperturista nei confronti della sinistra giudiziaria, la presidenza dell’Anm.
I punti di contatto fra Parodi e gli altri componenti della giunta si contano sulle dita di una mano. E si è visto subito. “Chiederò in tempi brevi un incontro con il governo. Non possiamo rinunciare a nessuna strada per la difesa della magistratura, è un momento delicato e non possiamo commettere errori”, sono state le sue prime parole. “Condividiamo assolutamente ogni punto di questa battaglia. Noi siamo comunque un potere dello Stato, siamo cittadini che stanno portando avanti una battaglia per difendere la Costituzione su cui abbiamo giurato. Io credo che sia legittima almeno la nostra richiesta in tempi brevi”, aveva aggiunto, precisando che “le leggi le fa il Parlamento, le decide il governo, ma come tutti gli altri cittadini possiamo dire la nostra e far valete le nostre ragioni”.
Frasi che è stato costretto a rimangiarsi non essendo state condivise con il resto della giunta che non intende fare passi indietro sulla riforma. Il nuovo presidente dell’Anm, comunque, è l’esatto contrario dei colleghi progressisti che non fanno mistero delle proprie idee politiche. Di lui non si ricordano prese di posizione pubbliche o interventi di sorta. Il plus di Parodi è però quello di aver raccolto l’endorsement, oltre che della premier, dell’interno stato maggiore di Fratelli d’Italia: Sandro Sisler, Galeazzo Bignami, Andrea Delmastro, Ciro Maschio, Alberto Balconi, solo per citare qualcuno dei parlamentari meloniani che gli ha fatto pervenire messaggi di auguri per l’incarico, con grande soddisfazione per l’uscita di scena del suo predecessore, il progressista Giuseppe Santalucia. Un endorsement che, ovviamente, ha subito surriscaldato gli animi dei colleghi di sinistra che non vogliono avere nulla a che vedere con la maggioranza di governo guidata da Meloni.
Quanto durerà una giunta con questa alleanza togata rossobruna è presto per dirlo. Non è da escludere che Mi decida di staccare la spina ed andare all’opposizione. Una decisione che già molti iscritti volevano proprio per i buoni rapporti con l’esecutivo che rischiano di essere incrinati se dovessero passare i diktat dei colleghi di sinistra. Un banco di prova ci sarà già questa settimana, quando Md chiederà ai togati di Mi del Csm di votare Pietro Gaeta nuovo procuratore generale della Cassazione, facendo fare un passo indietro a Mario Pinelli, esponente della destra giudiziaria. “Avete voluto Parodi? Ora dateci Gaeta”, è l’input di queste ore a Palazzo Bachelet.