La partita diplomatica

Ucraina, Zelensky apre al negoziato con Putin e cede a Trump sulle “terre rare” in cambio degli aiuti

Esteri - di Redazione

5 Febbraio 2025 alle 11:48

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Ucraina, Zelensky apre al negoziato con Putin e cede a Trump sulle “terre rare” in cambio degli aiuti

Che i rapporti tra Kiev e Washington fossero cambiati dopo la vittoria e l’insediamento alla Casa Bianca di Donald Trump era evidente a tutti, ma ora è altrettanto chiaro che in Ucraina si sta facendo i conti apertamente con un alleato che non appare più intenzionato a fornire aiuto “indiscriminato e totale”.

Le terre rare in Ucraina

È proprio il leader ucraino Volodymyr Zelensky a prendere atto di un clima cambiato, di una volontà alla Casa Bianca formato MAGA di legare il sostegno alla causa di Kiev a una contropartita economica: è il caso delle cosiddette “terre rare”.

Per terre rare si intende un ristretto gruppo di elementi chimici, tra cui lo scandio, l’ittrio e il gruppo dei lantanoidi, utilizzati in molti apparecchi tecnologici come superconduttori, magneti, catalizzatori, componenti di veicoli ibridi, laser e fibre ottiche. Oltre un terzo delle riserve mondiali stimate si trova in Cina, ma esistono depositi consistenti anche in Russia e nella stessa Ucraina, che fanno gola alle aziende statunitensi.

Di fronte alla proposta-ricatto di Washington, che a caldo il cancelliere tedesco Olaf Scholz aveva bollato come una richiesta “egoista” da parte del tycoon, Zelensky è stato costretto ad una operazione di realpolitk: il presidente ucraino si è detto pronto a ricevere “investimenti di aziende americane” per estrarre terre rare dal suolo.

Zelensky apre a negoziati diretti con Putin

Ma non è l’unico fronte su cui Zelensky sta cedendo ai desiderata di Washington e Trump. Intervistato dal giornalista britannico Piers Morgan, il presidente ucraino si è detto pronto a sedersi al tavolo delle trattative con Vladimir Putin per porre fine alla guerra iniziata quasi tre anni fa con l’invasione delle truppe russe.

Un via libera necessario “se questa è l’unica soluzione per portare la pace ai cittadini ucraini…. Non sarò gentile con lui. Lo considero un nemico – ha aggiunto il
leader ucraino -. E a dire il vero, credo che anche lui mi consideri un nemico”.

La questione fondamentale resta però quella delle garanzie di sicurezza che Kiev vuole per sedersi a trattare. La soluzione ideale per l’Ucraina sarebbe quella dell’ingresso nella Nato, osteggiata ovviamente dal Cremlino e di difficile realizzazione in tempi brevi anche per i dubbi di alcuni Paesi membri dell’Alleanza Atlantica.

Altro deterrente di sicurezza citato da Zelensky è quello della restituzione delle armi nucleari a cui Kiev aveva rinunciato nel 1994, dopo il crollo dell’Urss, in cambio delle disattese garanzie di sicurezza iscritte nel Memorandum di Budapest sottoscritto anche da Stati Uniti e Russia.

La risposta russa

E Mosca? Dal Cremlino a rispondere alle parole di Zelensky è stato come sempre il portavoce Dmitry Peskov, che ha puntato su alcuni temi ormai ricorrenti nella propaganda del regime di Vladimir Putin.

Zelensky, ha detto Peskov, ha “grossi problemi in termini di legittimità, ma nonostante questo la parte russa rimane aperta ai negoziati”. Il riferimento è alla tesi di Mosca secondo cui Zelensky non sarebbe un presidente legittimo dopo la sospensione delle elezioni in Ucraina con l’introduzione della legge marziale.

I rapporti dunque restano ancora tesissimi, con Peskov che ha bollato come “parole vuote” il discorso di apertura di Zelensky ad una trattativa diretta con Putin. “La prontezza deve basarsi su qualcosa”, ha dichiarato Peskov ai cronisti, “finora tutto questo può essere percepito solo come parole vuote”.

di: Redazione - 5 Febbraio 2025

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