Il caso del famoso quadro

Quel sorriso della Gioconda, lo sguardo che potrà salvarci: l’enigma impossibile di Leonardo Da Vinci

Era ora che decidessero di dedicarle uno spazio tutto suo, come si conviene a una gran Signora. Leonardo da Vinci ne sarebbe felice

Cultura - di Danilo Di Matteo

3 Febbraio 2025 alle 07:00

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AP Photo/Thibault Camus, File
AP Photo/Thibault Camus, File

Era il 1990, in occasione della gita del terzo liceo, quasi a ridosso dell’esame di maturità: vidi le Piramidi del Louvre, volute dal presidente Mitterrand, e ne restai ammaliato. In realtà, pur concepite faraoniche, erano poi state realizzate in maniera più sobria. Eppure mi suggerivano il senso della compostezza, della solidità, dello Stato (come disse quel ministro, “è morto suo marito, ma il re in Francia non muore mai”. Il “re” inteso come incarnazione delle istituzioni, oggi della République).

E al cospetto della Gioconda, pensai: ella sotto i “baffi” ironizza sul nostro desiderio di ammirarla e sui pochi secondi a nostra disposizione per farlo. Da secoli quel sorriso trattenuto ci dà da pensare: è assorta nelle sue idee, nel suo mondo, meditabonda? Qualcosa la preoccupa? O gioisce in maniera sommessa ed elegante? E se fosse autoironica? Ciascuno proietta su quel volto ansie, aspettative, brame. Ed ella raramente delude, in quel tempo trattenuto, quasi sospeso in viso. Seria e giocosa. Era ora che decidessero di dedicarle uno spazio tutto suo, come si conviene a una gran Signora. Leonardo da Vinci ne sarebbe felice. Entro il 2031 al Louvre cambierà molto e sarà un bene in un villaggio globale dominato dalla tecnoscienza.

Il genio toscano, come è noto, era tecnologo e scienziato e, insieme, un artista sublime. Egli, come ricordava lo storico dell’arte Pietro Marani, da un lato guarda al corpo umano come fosse una “macchina” e al mondo stesso come alla “terrestre macchina”. Dall’altro definisce il corpo umano “minor mondo” e «trasferisce la sua visione e concezione del mondo anche nelle macchine e nei congegni ingegnereschi, in diversi dei quali egli pretenderebbe di infondere quella stessa vitalità e organicità presente nella natura e negli organismi viventi, fino a farli vivere di forza propria».

Leonardo, dunque, con ogni probabilità non guarderebbe con sospetto all’intelligenza artificiale. Ben vengano – direbbe – tutte le forme di intelligenza, naturali o artificiali. Poi, però, le prenderebbe un po’ in giro, come ancora fa con noi, attraverso Monna Lisa. Quante volte abbiamo visto costruire e decostruire al computer quel volto, in tutte le dimensioni possibili! La verità è si tratta di un interrogarsi circolare: noi interroghiamo lei e, soprattutto, ella interroga noi. Quella è una vera opera aperta! E il suo sorriso enigmatico continuerà a rappresentare un rompicapo, una sfida impossibile per tutte le intelligenze di questo e di altri mondi. Proprio quello sguardo, forse, potrà salvarci.

3 Febbraio 2025

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