Lo "scontro"

DeepSeek bloccato in Italia, stop del Garante della Privacy all’AI cinese: l’app scompare dagli store

Tecnologia - di Redazione

31 Gennaio 2025 alle 11:15

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The smartphone apps DeepSeek page is seen on a smartphone screen in Beijing, Tuesday, Jan. 28, 2025. (AP Photo/Andy Wong) Associated Press / LaPresse Only italy and Spain
The smartphone apps DeepSeek page is seen on a smartphone screen in Beijing, Tuesday, Jan. 28, 2025. (AP Photo/Andy Wong) Associated Press / LaPresse Only italy and Spain

Mentre a livello globale infuria il dibattito su rischi e opportunità di DeepSeek, la società cinese che ha sfidato le big tech statunitensi sul campo dell’Intelligenza Artificiale lanciando un proprio chatbot in grado di battagliare contro il ben più noto ChatGPT di OpenAI (a un costo di sviluppo notevolmente inferiore), l’Italia è il primo Paese a bloccarne l’uso.

Effetto della mossa del Garante della privacy che con una disposizione urgente ha fermato l’AI cinese nel nostro Paese, limitando il trattamento dei dati personali degli utenti italiani.

Uno stop comunicato giovedì 30 gennaio e che arriva due giorni dopo la richiesta di chiarimenti inviati dall’Authority alla società cinese: la risposta recapitata giovedì è stata giudicata dal Garante “del tutto insufficiente”, comportando così il blocco. D’altra parte già da mercoledì l’app di DeepSeek non risultava più scaricabile dagli store digitali del nostro Paese, senza alcuna spiegazione ufficiale.

L’attenzione del Garante della Privacy per la “nuova” AI cinese non dovrebbe però sorprendere: già due anni l’Authority italiana fece lo stesso con ChatGPT, finita nel mirino per il mancato rispetto delle norme sul trattamento dei dati personali e la protezione dei minori. L’AI sviluppata dagli americani di OpenAI per tutta risposta decise di chiudere il servizio in Italia, salvo poi accettare di introdurre correttivi e “riaccendere” il proprio chatbot nel nostro Paese.

Il blocco italiano è in realtà l’ultimo episodio di quella che appare come una battaglia di ben altra portata: la rivendicazione da parte di DeepSeek di aver creato una AI in grado di competere e per certi versi superare i suoi concorrenti più rinomati, da ChatGPT a Llama 3.1 di Meta, spendendo però per il suo sviluppo un decimo di quanto investito dalle controparti Usa, potrebbe provocare una “rottura” nel promettente mercato dell’Intelligenza Artificiale per ora dominato dagli Stati Uniti.

Non a caso gli stessi giganti “made in Usa” accusano la controparte cinese di aver copiato il loro lavoro tramite “distillazione”, violando così la proprietà intellettuale di OpenAI. Una procedura di per sé non illegale, ma che come specifica la stessa ChatGPT, non può consentire agli utenti di “copiare o utilizzare l’output per sviluppare modelli concorrenti”

di: Redazione - 31 Gennaio 2025

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