Musica
Gatto Panceri: “Vivo per lei? L’ho scritta io ma nessuno lo sa, oggi vanno i trapper, faticherebbe a sfondare”
L'autore della seconda canzone italiana più venduta al mondo dopo "Nel blu dipinto di blu" di Modugno. "I diritti di quel brano mi consentono di scrivere la mia musica con più serenità, senza l’angoscia di dover sfornare per forza tormentoni o piegarmi alle mode del momento
Spettacoli - di Redazione Web

A poche settimane da Sanremo, il Festival della Musica italiana, ormai un’occasione di visibilità per gli autori come che per gli interpreti, Gatto Panceri rivendica la paternità del secondo brano italiano più venduto al mondo dopo Nel blu dipinto di blu, di Domenico Modugno, che il Festival lo salvò e lo lanciò definitivamente segnando un prima e un dopo nella musica italiana. Quella canzone è Vivo per lei, interpretata da Andrea Bocelli e Giorgia.
“Chitarra e voce. Durante i concerti dedico sempre uno spazio alle mie canzoni portate al successo da altri artisti: Mina, Giorgia, Morandi. Quando arriva il momento di Vivo per lei mi capita di cogliere sguardi stupiti. L’ho scritta io, ma gli autori ormai li citano solo al Festival di Sanremo“, ha raccontato in un’intervista a Il Corriere della Sera Luigi Giovanni Maria Panceri. Diplomato al conservatorio, dodici album, tre volte al Festival da interprete, sette da autore.
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Ha smentito di essere diventato un contadino, ha soltanto comprato una casa in Brianza immersa nel verde. A chiamarlo “Gatto” per primo è stato Pippo Baudo. Ha fondato una casa di produzione che si chiama, appunto, “Vivo per lei”. Perchè “i diritti di quel brano mi consentono di scrivere la mia musica con più serenità, senza l’angoscia di dover sfornare per forza tormentoni o piegarmi alle mode del momento”. E pensare che la compose in macchina, dietro richiesta di un manager.
Preferisce produrre artisti giovani, emergenti, alla televisione che non gli manca per niente. “Oggi vanno di moda i trapper, che per altro trovo bravissimi, ma forse anche ‘Vivo per lei’ se uscisse adesso farebbe fatica a sfondare. Il contatto con la terra, in quella che può sembrare all’apparenza una fattoria, ma in realtà è molto altro, mi aiuta proprio in questo: mantenere le radici, sempre immerso però tra le note”.