A Collegno
Uccise il padre a coltellate per difendere la madre, Alex Cotoia assolto dopo la condanna in Appello
Assolto in primo grado, era stato condannato in primo grado a sei anni e due mesi. "Devo metabolizzare, sono ancora frastornato". L'omicidio nel corso di una lite a casa
Cronaca - di Redazione Web

Assolto in appello Alex Cotoia, il giovane che oggi ha 22 anni che nel 2020, a Collegno, uccise il padre nel corso di una lite che l’uomo stava avendo con la madre. Lo scorso luglio era stato condannato a sei anni e due mesi in Appello dopo esser stato assolto in primo grado. La Cassazione aveva annullato con rinvio la sentenza e disposto un processo d’appello bis, la Corte d’Assise d’Appello a Torino ha confermato l’assoluzione.
Cotoia faceva di cognome Pompa, in questi anni ha deciso di cambiare il suo cognome con quello della madre. È stato assolto stabilendo la legittima difesa. “Sono ancora frastornato. Quando i giudici hanno letto la sentenza mi sono voltato verso i miei avvocati perché non sempre capisco cosa viene detto in queste aule. Ora devo metabolizzare, io metabolizzo sempre dopo. Festeggerò con Zoe, la mia cagnolina”, ha detto all’ANSA subito dopo essere stato assolto.
Alex nel 2020 uccise nella casa di famiglia a Collegno il padre Giuseppe per difendere la madre nel corso dell’ennesima lite in famiglia. La sera di quel 30 aprile il ragazzo sferrò 34 coltellate con sei coltelli diversi contro il genitore. Per i giudici di Appello che lo avevano condannato, la violenza con cui il ragazzo aveva ucciso il padre, aveva superato i limiti della legittima difesa. “Alex deve essere assolto perché ci ha salvato la vita. Se vogliamo che qualcosa cambi, se vogliamo evitare che le donne continuino a morire e che non ci siano più casi come quello di Giulia (Cecchettin, ndr), la sentenza non può essere questa”, aveva detto la madre Maria Cotoia ai cronisti subito dopo la sentenza di condanna del figlio.
In una intervista al Corriere della Sera aveva dichiarato che il figlio “non è un assassino” e che aveva agito quella notte per salvarle la vita. Del marito Giuseppe invece aveva sottolineato la gelosia ossessiva: “Negli ultimi dieci anni, in modo patologico. Era ossessionato. Si arrabbiava per ogni cosa e perdeva il controllo: insulti, bestemmie e minacce. Mi urlava addosso, afferrandomi i polsi e le braccia. Mi spingeva. Era un violento […] In alcune occasioni li ha riempiti di botte perché secondo lui non avevano giocato bene a pallone. Ogni volta mi ripetevo che dovevo resistere e ai miei ragazzi dicevo che dovevano estraniarsi. Non meritavano un padre così, loro sono dei bravi ragazzi. Prima o poi ci avrebbe ucciso”.
“Alex ora deve essere lasciato in pace, non ha praticamente ancora vissuto. Siamo contenti che sia finito un calvario giudiziario“, ha dichiarato a Lapresse l’avvocato difensore di Cotoia, Claudio Strata. “Siamo davvero contenti. Quando in aula è stata letta la sentenza è esplosa la gioia di Alex e dei suoi familiari”. Il legale ha evidenziato la “linea durissima” da parte della pubblica accusa. “Avevano schierato l’artiglieria pesante, ma per fortuna siamo riusciti a dimostrare l’innocenza di Alex”.