Il massacro in galleria

Strage di Natale del 23 dicembre 1984, il massacro sul rapido 904: le indagini e i misteri ancora irrisolti 40 anni dopo

La bomba esplose alla nona carrozza nella Grande galleria dell'Appennino. Il treno viaggiava da Napoli a Milano. 16 morti e quasi 300 feriti. Mattarella: "Catena dei criminali attentati ai treni in continuità con le stragi dell'eversione nera"

Cronaca - di Redazione Web

23 Dicembre 2024 alle 13:11

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Foto Bianchi/Lo Debole LaPresse New 24-11-2014 Firenze,Italia Processo Totò Riina accusato della strage del treno rapido 904. Nella foto Photo Bianchi/Lo Debole LaPresse New 24 Nov 2014 Florence – Italy Process Toto’Riina accused of the massacre of the rapid train 904. In the picture,
Foto Bianchi/Lo Debole LaPresse New 24-11-2014 Firenze,Italia Processo Totò Riina accusato della strage del treno rapido 904. Nella foto Photo Bianchi/Lo Debole LaPresse New 24 Nov 2014 Florence – Italy Process Toto’Riina accused of the massacre of the rapid train 904. In the picture,

Prima strage mafiosa, dopo quella degli Anni di Piombo. Non cambiava però quel contesto torbido e impenetrabile anche nella strage del 23 dicembre 1984, la cosiddetta “strage di Natale” del rapido 904 partito da Napoli e diretto a Milano, sul quale esplose una bomba mentre percorreva l’Appennino. Sono passati quarant’anni. Dieci anni prima nella stessa galleria si verificò la strage del treno Italicus. La Procura di Firenze ha riaperto l’inchiesta su quell’episodio perché nonostante alcune sentenze di condanna molti particolari della strage restano sconosciuti.

Il treno rapido 904 era pieno di persone che tornavano a casa o raggiungevano i parenti per le festività natalizie. A Firenze, stazione di Santa Maria Novella, a bordo c’erano 697 passeggeri. Erano le 19:08 quando la bomba esplose alla nona carrozza. Il convoglio si trovava nella Grande galleria dell’Appennino, vicino alla stazione di San Benedetto Val di Sambro, in provincia di Bologna. L’ordigno fu attivato a distanza con un telecomando.

La carrozza nove fu sventrata dall’esplosione. 15 persone morirono sul colpo, oltre 260 feriti, uno dei quali morì. Le operazioni di soccorso furono complicate in quanto il treno rimase bloccato nel mezzo della galleria, al tempo la più lunga d’Italia. L’attentato fu inizialmente rivendicato da diversi gruppi neofascisti, successivamente fu riconosciuta come la prima della strategia stragista della mafia anche se i contorni del movente e dei mandanti non sono mai stati chiariti del tutto. Erano gli anni delle ascese di Cosa Nostra in Sicilia e della Nuova Camorra Organizzata di Raffaele Cutolo napoletana, al tempo presumibilmente le due organizzazioni criminali più strutturate in Italia e tra loro alleate.

Le indagini svelarono una collaborazione intensa tra questi due gruppi e movimenti di estrema destra. Le sentenze di primo grado, nel febbraio del 1989, condannarono all’ergastolo cinque persone per strage, attentato per finalità terroristica ed eversiva, banda armata e fabbricazione e detenzione di esplosivi. Erano Giuseppe Calò, appartenente a Cosa Nostra, il collaboratore Guido Cercola e il camorrista Giuseppe Misso. Quest’ultimo venne assolto nel 1992 per non aver commesso il fatto insieme con altri due accusati mentre le sentenze a Calò e Cercola furono confermate.

Assolto per strage e condannato a sei anni per detenzione di esplosivo il deputato del Movimento Sociale Italiano il deputato Massimo Abbatangelo. Assolto anche Totò Riina, boss di Cosa Nostra, in un processo aperto nel 2014. Non sono mai stati chiariti i profili di chi azionò l’ordigno con il telecomando, di chi piazzò la bomba sul convoglio e di chi aiuto a fuggire dall’Italia Friedrich Schaudinn, elettrotecnico tedesco che aveva realizzato i congegni esplosivi, condannato in primo grado.

“Ancora una volta, il tentativo era attentare alla pacifica convivenza del Paese. Si allungava la catena dei criminali attentati ai treni, in continuità con le stragi compiute dall’eversione nera. Una strategia di intimidazione e destabilizzazione che la mafia avrebbe replicato contro la Repubblica anche nel decennio successivo”, ha dichiarato il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. “Il primo, intenso pensiero è rivolto ai familiari e a tutti coloro che da allora hanno portato il peso del dolore più intimo e incancellabile. La solidarietà che oggi si rinnova trova le sue radici nella risposta che il popolo italiano seppe, unito, esprimere di fronte all’attacco eversivo. Le Istituzioni seppero respingere il ricatto e difendere la democrazia grazie alla reazione civile e all’amore per la libertà degli italiani. Questo è il testimone da consegnare alle generazioni più giovani”.

23 Dicembre 2024

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