A Palermo

Muore in ospedale, la figlia di Maria Ruggia: “Lasciata su una barella per 8 giorni, era paziente oncologica e cardiopatica”

La denuncia della famiglia: "Non sono state considerate le condizioni cliniche e non stati notti gli evidenti segni di sepsi, tra cui la protratta assenza di stimolo ad urinare". Il caso in Procura e l'indagine interna all'ospedale

Cronaca - di Redazione Web

23 Dicembre 2024 alle 08:49

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FOTO DA REPERTORIO
FOTO DA REPERTORIO

Finisce in Procura ed è oggetto di un’inchiesta interna all’ospedale la morte di Maria Ruggia, deceduta all’ospedale Ingrassia di Palermo dopo che per otto giorni, secondo quanto denunciato dalla figlia, sarebbe stata tenuta per otto giorni di ricovero su una barella in pronto soccorso, tra astanteria e corridoi. I dirigenti dell’ospedale hanno dato un’altra versione dei fatti e hanno fornito la cartella clinica della donna alla polizia. Bloccati i funerali in attesa dell’autopsia sulla salma che sarà condotto in Medicina legale al Policlinico.

La donna aveva 76 anni, era originaria di Menfi, in provincia di Agrigento. È stata ricoverata il 10 dicembre scorso in ambulanza per dolori. Appena un mese prima era stata ricoverata per insufficienza renale e diverticolite. La donna aveva anche un tumore al seno. La figlia, Romina Gelardi, ha denunciato che al momento del trasferimento in ospedale non c’erano posti. Ruggia è morta nella notte di venerdì scorso.

Per Gelardi “non sono state considerate le condizioni cliniche di mia madre, cardiopatica, con cardiopatia ischemica, carcinoma mammario e diabete mellito di tipo II. È stata ricoverata con sintomi di protratta inappetenza e nausea persistente. È stata tenuta al pronto soccorso senza somministrarle adeguata terapia antibiotica preventiva dovuta dal momento che si trattava di paziente fragile, esponendola a un ambiente sanitario non idoneo”. Secondo la donna, nelle sue parole tratte dall’ANSA, i medici non avrebbero notato “i più che evidenti segni di sepsi, tra cui la protratta assenza di stimolo ad urinare”.

La figlia ha denunciato che alla famiglia non sarebbe stato permesso di assistere la donna. Al telefono si sarebbero sentiti rispondere che si aspettava si liberasse un posto in reparto. Quando si è liberato le condizioni di Ruggia erano già troppo gravi e appena 24 ore dopo la paziente è morta. L’indagine interna al nosocomio è stata istituita dal direttore dell’Azienda sanitaria di Palermo Daniela Faraoni.

“La direzione aziendale dell’Asp di Palermo ha avviato un’indagine interna al fine di verificare eventuali profili di responsabilità sulla gestione dell’assistenza e del ricovero della donna di 76 anni arrivata all’ospedale Ingrassia in gravi condizioni di salute e con un complesso quadro clinico”, si legge in una nota l’Azienda sanitaria provinciale del capoluogo siciliano. L’Asp verificherà “anche il rispetto delle procedure e dei protocolli al Pronto soccorso dell’Ingrassia che ha fatto registrare nei giorni scorsi uno straordinario afflusso di pazienti. L’Azienda assicura il massimo rigore nell’indagine che riguarda l’intero sistema dell’emergenza-urgenza. Le dichiarazioni della figlia sullo stato di abbandono saranno immediatamente verificate analizzando e valutando proprio ciò che risulta nella cartella clinica”.

23 Dicembre 2024

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