Finisce l'inchiesta Open
Cos’è il caso-Open e perché Renzi e gli altri imputati sono stati assolti: lo schiaffo alla magistratura e il silenzio della politica
Il gip Sara Farini scrive la parola fine su un’inchiesta fondata sul nulla, già demolita dalla Cassazione nel 2022. Il leader di Iv: “Al pm Turco niente da dire, se non che il detto ‘chi sbaglia paga”, vale per tanti ma non per lui”
Giustizia - di Paolo Comi
Solo un sistema giudiziario schizofrenico come quello italiano consente di celebrare ben due anni di udienze per un processo che non sarebbe dovuto nemmeno iniziare. La gip del tribunale di Firenze Sara Farini ha prosciolto ieri tutti gli imputati dell’indagine sulla Fondazione Open, accusati, ad iniziare da Matteo Renzi, di finanziamento illecito ai partiti. Peccato però che la Cassazione, a febbraio del 2022, prima dunque che iniziasse l’udienza preliminare, avesse già messo un punto fermo su questa vicenda, annullando i sequestri che erano stati disposti dalla Procura di Firenze.
La Cassazione, infatti, nell’annullare i sequestri della documentazione trovata in possesso all’imprenditore Marco Carrai e che per la Procura era la prova dell’illecito flusso di denaro, aveva sottolineato che non ci fosse la prova che Open fosse una “articolazione” del Partito democratico, e quindi soggetta alle norme sul finanziamento ai partiti. Il procuratore aggiunto Luca Turco, titolare del fascicolo, invece di chiudere l’inchiesta aveva rilanciato, ritenendo Open un “soggetto intermediario”. Turco, per supportare questa tesi, aveva valorizzato numerose informative della guardia di finanza, incaricata delle indagini, depositate a partire dal 2019 e, soprattutto, la corrispondenza privata di Renzi che non poteva comunque essere utilizzata a tal fine essendo stata acquisita, come stabilito dalla Corte costituzionale, in violazione delle guarentigie.
Con il provvedimento di ieri finisce dunque una inchiesta avviata con molto clamore mediatico, Fatto Quotidiano per primo, dalla Procura fiorentina nel 2019 sulle presunte irregolarità nei finanziamenti ad Open, attiva tra il 2012 e il 2018 per sostenere l’attività politica di Renzi, prima come sindaco di Firenze e poi come segretario del Pd. Dopo oltre 2 anni dall’avvio dell’udienza preliminare è arrivato il proscioglimento da tutte le accuse per le undici persone fisiche e le quattro società imputate nell’ambito del procedimento. Tra gli imputati figuravano, oltre a Renzi, l’ex ministra Maria Elena Boschi, l’ex deputato ed ex ministro Luca Lotti, l’ex presidente di Open Alberto Bianchi e l’imprenditore Marco Carrai. A Lotti venivano contestati anche due episodi di corruzione per l’esercizio della funzione. Ad altri imputati la Procura di Firenze, che per tutti gli indagati aveva chiesto il rinvio a giudizio, contestava a vario titolo anche il traffico di influenze, autoriciclaggio ed emissione di fatture per operazioni inesistenti.
“Il gup ha celebrato le esequie di un processo nato morto”, ha commentato al termine dell’udienza l’avvocato Federico Bagattini, difensore insieme al collega Gian Domenico Caiazza, di Renzi. “La Corte Costituzionale – ha aggiunto – aveva ribadito come certi atti non avrebbero mai potuto essere utilizzati. E quindi abbiamo perso tempo. Peccato per la onorabilità degli imputati e peccato per i contribuenti che hanno speso inutilmente un sacco di soldi”. “Volevano farmi fuori con una indagine farlocca, non ce l’hanno fatta”, ha commentato invece Renzi. “Al pm che mi ha accusato, Luca Turco, lo stesso che ha aggredito la mia famiglia – ha proseguito il leader di Italia viva – non ho niente da dire. Mi spiace solo che vada in pensione domani senza pagare per le sue perquisizioni illegittime e per la sua indagine incostituzionale. Chi sbaglia paga vale per tanti italiani, non per lui”.