La conferenza-fiume
Ucraina, Putin apre a negoziati con Kiev ma “solo dopo nuove elezioni”: “Vicini a raggiungere i nostri obiettivi”
Dopo le ammissioni di Volodymyr Zelensky, il presidente ucraino che ha dopo oltre mille giorni di conflitto si è dovuto arrendere all’evidenza che Kiev non può riconquistare militarmente il Donbass e la Crimea, aprendo al ricorso alla diplomazia, arriva la risposta di Vladimir Putin.
Da Mosca il leader del Cremlino, nella conferenza fiume di fine anno durata la bellezza di 4 ore e 27 minuti, lo Zar ha lungamente discusso del conflitto in Ucraina, ma anche dei suoi rapporti col prossimo presidente Usa Donald Trump, di Siria, Cina e politica interna.
“Apertura” a negoziati con Kiev
Nel suo infinito discorso, Putin ha sottolineato che Mosca sarebbe pronta per “negoziati” e “compromessi”, ma che il governo ucraino finora si è rifiutato di farlo. Presupposto, secondo Putin, è la legittimazione politica della controparte: il riferimento è al mandato scaduto di Zelensky, terminato lo scorso maggio in un Paese in cui per ovvie ragioni è impossibile tornare al voto.
Putin si è detto però pronto a negoziare con lui se dovesse vincere eventuali nuove elezioni. “Parleremo con chiunque, compreso Zelensky, se dovesse andare alle urne e ottenere legittimità“, le parole di Putin durante la conferenza stampa ribadendo che la Rada, il Parlamento di Kiev, è al momento l’unica istituzione ucraina legittima.
Al momento invece, l’accusa di Putin, che però guida il suo Paese grazie ad elezioni ormai farsa, “l’intero governo ucraino è illegittimo poiché molti dei suoi organi sono formati da un presidente che ha perso la sua legittimità”.
L’andamento della guerra
Quanto al punto sulle operazioni militari, secondo Putin la Russia sarebbe vicina a raggiungere i suoi obiettivi in Ucraina a oltre mille giorni dall’inizio della “operazione militare speciale”.
“La situazione sta cambiando in maniera drastica, lo confermo. Vediamo movimenti lungo tutta linea del fronte”, ha sottolineato Putin nella conferenza. “I nostri soldati ogni giorno conquistano chilometri quadrati, non si tratta di avanzamenti per centinaia di metri. Ci stiamo avvicinando agli obiettivi primari fissati all’inizio dell’operazione speciale. Stiamo avanzando, è quello che sta succedendo. Continuerò a ripetere che i nostri uomini e le nostre donne” in guerra “sono eroi, le capacità delle nostre forze armate aumentano”.
I rapporti con Trump
Nella conferenza Putin ha parlato anche dei rapporti con Donald Trump, presidente eletto degli Stati Uniti che si insedierà il prossimo 20 gennaio 2025. Lo Zar si è detto pronto ad incontrarlo “in qualsiasi momento”.
“Non so quando lo vedrò. Non sta dicendo niente a riguardo. Non gli parlo da più di quattro anni. Sono pronto, ovviamente. In qualsiasi momento. Se mai avremo un incontro con il neo eletto presidente Trump, sono sicuro che avremo qualcosa di cui parlare”, ha aggiunto Putin.
La Siria e Assad
Putin è poi intervenuto anche sulla Siria e sulla fuga di Bashar al Assad, scappato da Damasco dopo l’insurrezione guidata dai ribelli jihadisti, rivolta che ha provocato la caduta di un regime familiare al governo del Paese dal lontano 1970.
Grande sponsor di Assad, che nel 2015 rimase al potere grazie al sostegno militare russo, Putin ha detto che la caduta dell’ex leader siriano non rappresenta una “sconfitta” per la Russia, che anzi ha raggiunto i suoi obiettivi nel Paese arabo. “Voi volete presentare ciò che sta accadendo in Siria come una sconfitta per la Russia. Vi assicuro che non è così”, ha detto, sottolineando che la Russia ha “raggiunto i suoi obiettivi” in Siria.
Assad come noto si trova a Mosca, dove è scappato raggiungendo i suoi familiari, ma Putin ha chiarito che al momento non l’ha ancora incontrato “ma ho intenzione di farlo, gli parlerò sicuramente”.
L’Italia e il rapporto con Berlusconi
La conferenza stampa di Putin ha avuto uno spazio anche per l’Italia, in particolare lo Zar ha voluto ricordare “l’amico” Silvio Berlusconi. Il presidente russo ha sottolineato che, “nonostante quello che succede ora”, col riferimento all’Ucraina e al sostegno del governo a Kiev, “noi percepiamo nella società italiana una certa simpatia per la Russia, così come noi l’abbiamo per l’Italia”.
Quindi il rapporto col Cavaliere, una persona “molto calda nei rapporti, molto operosa, molto tenace” che “ha fatto molto per i rapporti tra Italia e Russia”.