Lo show di Giorgia
Meloni ad Atreju “di lotta e di governo”: la premier parla da leader di opposizione contro i “nemici” Prodi, Schlein e Landini
Politica - di Carmine Di Niro
È a Palazzo Chigi da due anni ma dal palco di Atreju al Circo Massimo di Roma, scintillante sede della festa di Gioventù Nazionale chiusa domenica 15 dicembre, Giorgia Meloni parla e urla come se fosse ancora all’opposizione.
È infatti un discorso tutto all’attacco dei “nemici” o presunti tali quello che fa la presidente del Consiglio: obiettivi sono ovviamente Elly Schlein, segretaria del Partito Democratico, ma anche Maurizio Landini, che con la Cgil si è posto in un muro contro muro col suo esecutivo, e a sorpresa Romano Prodi, l’ex premier che è tornato al centro delle cronache politiche come possibile “padre nobile” di un nuovo contenitore di centro, una “spalla moderata” del centrosinistra a trazione Pd.
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Più che rivendicare i risultati ottenuti, dal premierato all’autonomia differenziata, tutte riforme a rischio bocciatura in una eventuale prossima stagione referendaria, Meloni dal palco del Circo Massimo si diletta in un discorso tutto teso ad attaccare chi non è in linea con la “fiamma magica” di governo.
Così si tira in ballo Elly Schlein e la battaglia Dem sulla sanità, con le accuse delle opposizioni sui fondi insufficienti. “Con quale faccia dite che non abbiamo fatto bene? La calcolatrice serve a voi”, accusa la premier. Che poi attacca in maniera sguaiata la segretaria Pd: “A Schlein si inceppa la lingua quando deve parlare di Stellantis. O forse è solo presa da altre priorità, come la battaglia contro il pericolo incombente del fascismo condotta a colpi di duetti rap con gli Articolo31 o di balli sui carri allegorici del gay pride”.
Quindi Maurizio Landini, il leader della Cgil che ha più volte portato in piazza, anche con uno sciopero generale indetto assieme alla Uil, contro le misure del governo. “Se avessimo utilizzato noi i suoi toni, sarebbero arrivati i caschi blu dell’Onu”, dice Meloni davanti agli applausi scroscianti dei suoi.
Ma paradossalmente l’attacco più livoroso è quello contro Romano Prodi, tornato in auge per i tentativi di ricostruire un centro cattolico nell’alveo del centrosinistra. Per questo anche l’ex premier torna nei pensieri di Meloni, nella lista dei nemici: “Quando ho letto gli improperi isterici che mi lancia da giorni, ho aperto una bottiglia del mio vino migliore e ho brindato a me stessa. Diverse cose fatte nella sua storia, dalla svendita dell’Iri all’ingresso della Cina nel Wto, dimostrano che di obbedienza se ne intende parecchio…”.
Quindi i messaggi di politica interna. Meloni annuncia che “l’anno che verrà quello delle riforme che spaventano molti. Andremo avanti sul premierato, autonomia differenziata, fisco e giustizia”, aggiungendo che l’esecutivo e la maggioranza “unita” arriveranno “compatti alla fine, e oltre”.
Rivendica poi il fallimentare Patto Italia-Albania sui migranti, quello che ha portato alla costruzione degli hub nel Paese di Edi Rama, un progetto da 800 milioni di euro per ora inutilizzato. “Dovessi passarci ogni notte da qui alla fine del governo, funzioneranno! – scandisce dal palco la premier – Voglio combattere la mafia e chiedo a tutto lo Stato italiano, alle persone perbene, di aiutarmi. Non sono io il nemico”.
Infine la difesa degli affetti. La sorella Arianna, che “tra la nomina di un astronauta e di un ad di una multinazionale, tra la foga di dover piazzare amici e parenti, ha trovato anche il tempo di organizzare Atreju…”, dice con una battuta la premier, e i ragazzi di Gioventù Nazionale, già oggetto delle inchieste di Fanpage: “Colpiscono voi per colpire me”.