Gli studi confermano il loro ruolo

Banche popolari: piccole ma efficienti, sono la spina dorsale d’Italia

“Sono e continueranno a essere il braccio operativo della nostra economia”, ha ricordato il ministro Giorgetti all’assemblea dell’Abi. In un settore ormai ridotto a un oligopolio, la loro diversità è essenziale

Editoriali - di Giuseppe De Lucia Lumeno

12 Dicembre 2024 alle 17:00

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Photo credits: Carlo Carino/Imagoeconomica
Photo credits: Carlo Carino/Imagoeconomica

Un tempo gli assetti proprietari del sistema industriale italiano, in particolare di quello bancario, erano oggetto di complesse analisi e lunghe discussioni sia tra i partiti politici sia tra i più influenti opinionisti. Da essi si cercava di interpretare e, se possibile, indirizzare l’andamento del capitalismo italiano. Oggi non è più così e anche l’Opa di Unicredit su Banco Bpm viene rapidamente derubricata.

Rappresenterebbe invece una buona occasione per accendere i riflettori sullo stato del sistema bancario del paese se è vero, come è vero, quello che ha detto il ministro dell’Economia Giorgetti all’ultima assemblea dell’Abi «Le banche italiane sono e continueranno a essere il braccio operativo dell’economia del Paese, degli imprenditori che ogni giorno rischiano per fare impresa e rendere il nostro Paese competitivo. Sono uomini e donne in carne e ossa. La banca non è un algoritmo. Non lo deve essere. E soprattutto non lo può essere il banchiere». E allora, va subito detto che il sistema bancario italiano sta attraversando un buon periodo grazie anche all’attività del Mef. Lo confermano prima di tutto i dati della Banca d’Italia e dell’Eba. Il governatore Panetta ha più volte sottolineato «la solidità delle banche, risorsa strategica per il nostro sistema produttivo» e il presidente dell’Abi, Patuelli «la notevole vitalità del mercato bancario italiano, ben lontano dalla “foresta pietrificata”».

Cosa è che rende il sistema bancario italiano “solido”, ”strategico” e “vitale”? Più di un fattore, più di una circostanza. Di certo uno di questi è il valore aggiunto che apportano le banche di piccola e media dimensione, le cosiddette less significant o anche banche del territorio. Questo grazie al ruolo essenziale che queste banche svolgono a sostegno dell’economia locale e delle piccole e medie Imprese (l’Italia è la seconda manifattura europea con 4 milioni di microimprese che hanno meno di 10 dipendenti!) Le banche di medie e piccole dimensioni, grazie al loro modello operativo basato su una gestione orientata alla sostenibilità e su una prospettiva a lungo termine, sono un fattore chiave per garantire uno sviluppo stabile e una crescita durevole del sistema creditizio e di conseguenza di quello economico. A dimostrarlo diversi studi.

L’ultimo è una ricerca che il professor Mario Comana, ordinario di Tecnica Bancaria alla Luiss, ha condotto con le economiste Brunella Bruno, Immacolata Marino e Stefania Milanesi dal titolo “Sostenibilità del modello di business e prospettive delle banche di piccola e media dimensione”. Un lavoro che, partendo dall’analisi dei bilanci delle singole banche, evidenzia come ciascuna azienda ha caratteristiche sue proprie che non dipendono solo, né principalmente, dalla scala dimensionale e che tantissime di queste, piccole e medie, presentano valori nettamente migliori di alcuni grandi gruppi. Dal lavoro così impostato, emerge che essere banca piccola accresce (e certamente non riduce) la possibilità di essere solidi e conseguire performance reddituali stabili.

Le banche piccole e minori non possono essere considerate come insieme indistinto perché perseguono modelli di business diversi e interpretati ciascuno a modo proprio: dalla banca commerciale di comunità all’esercizio del credito specializzato fino all’asset management. Ciò che le accomuna è la continuità della presenza sul territorio tanto che nella “desertificazione finanziaria” con il settore nel suo complesso che dal 2019 ad oggi ha ridotto di oltre 20% la sua presenza sul territorio, esse hanno chiuso soltanto il 5% degli sportelli, accrescendo l’efficienza e senza compromettere la qualità del credito.

Oggi i primi due gruppi bancari italiani rappresentano da soli il 55% del mercato e i primi cinque il 75%. È fondamentale che il restante 25% conservi un’ampia granularità, la sola che può assicurare un’offerta di credito e di servizi diversificata e concorrenziale nell’interesse della clientela e dell’economia reale del paese. Questa diversità è il motore di un sistema efficiente, resiliente e stabile, qualità essenziali per sostenere una reale ripresa dell’economia. La presenza di banche con caratteristiche e dimensioni differenti è un asset strategico. D’altra parte salvaguardare questa pluralità significa semplicemente rispettare le più elementari regole del mercato: libera concorrenza contro oligopoli e monopoli.

*Segretario Generale Associazione Nazionale fra le Banche Popolari

12 Dicembre 2024

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