Firmato il decreto
Reddito di libertà, il governo Meloni si sveglia dopo un anno: sbloccati i fondi per le donne vittime di violenza
Dopo una attesa infinita, il governo Meloni ha finalmente sbloccato il fondo da 30 milioni di euro per il cosiddetto “reddito di libertà”.
Parliamo di un contributo erogato dall’Inps da 500 euro al mese (per un massimo di 12 mesi) riconosciuto alle donne vittime di violenza, finanziato dal “Fondo per il reddito di libertà per le donne vittime di violenza”: la misura venne introdotta dall’esecutivo guidato da Giuseppe Conte nel 2020 con uno stanziamento iniziale di tre milioni di euro.
La legge di bilancio del 2024 aveva previsto un fondo per il reddito di libertà di 10 milioni di euro all’anno per il 2024, il 2025 e il 2026, dunque 30 milioni di euro in totale.
Come evidenziato in diverse occasioni dalle associazioni che si occupano di donne vittime di violenza, a partire dalla rete antiviolenza Di.Re., è che per il 2024 ci sono stati ritardi clamorosi da parte dell’esecutivo, situazione a tratti paradossale considerato che si tratta del primo governo nella storia della Repubblica guidato da una donna.
La situazione si è sbloccata solamente lunedì 9 dicembre, quando la ministra per la Famiglia e le Pari opportunità Eugenia Roccella, la ministra del Lavoro e delle Politiche sociali Marina Calderone e il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti hanno firmato il decreto attuativo che ha sbloccato il fondo e le risorse che non erano state ancora stanziate.
Le donne che avevano fatto richiesta per il reddito di libertà nel 2024, per beneficiarne bisogna essere seguite da centri antiviolenza e vivere in condizioni di vulnerabilità economica (anche se non è richiesto l’Isee), non hanno ricevuto il contributo.
In molti casi questo ritardo “ha pregiudicato i percorsi di libertà delle donne, che hanno dovuto rivedere i loro progetti di vita. Quello che non sembra chiaro al Governo è che le vite delle donne non possono aspettare”, ha denunciato la presidente di Di.Re Antonella Veltri.
C’è poi un secondo problema: le donne che avevano già presentato domanda dovranno ripetere la procedura, dovendo affrontare nuovamente lungaggini burocratiche e altre difficoltà. Come spiegato dalla consigliera Di.Re Mariangela Zanni al quotidiano Domani, col decreto attuativo che stanzia i fondi per il reddito di libertà bisognerà ripresentare le domande: “Quelle che lo avevano già fatto avranno la prelazione, però bisognerà rifare la richiesta entro 45 giorni dalla pubblicazione del decreto stesso”. Le donne vittime di violenza devono dunque “recarsi al centro antiviolenza per fare la richiesta, che deve poi passare ai Comuni dove non tutti hanno la stessa celerità nell’inoltrarla all’Inps”.