L'omicidio di Giulia Cecchettin

L’ergastolo è un’inutile vendetta, anche per Filippo Turetta

Ieri c’è stata la sentenza. Condivisa dall’opinione pubblica. Il padre di Giulia: “La violenza di genere non si combatte con le pene”

Cronaca - di Piero Sansonetti

4 Dicembre 2024 alle 12:38

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L’ergastolo è un’inutile vendetta, anche per Filippo Turetta

“La violenza di genere non si combatte con le pene. Oggi abbiamo perso tutti. Nessuno mi ridarà indietro Giulia, non sono né più sollevato né più triste rispetto a ieri. È chiaro che è stata fatta giustizia, ma dovremmo fare di più come esseri umani, la violenza di genere va combattuta con la prevenzione. Come essere umano mi sento sconfitto, come papà non è cambiato niente rispetto a ieri o a un anno fa”.

Ha detto così Gino Cecchettin, il padre di Giulia, la ragazza uccisa a coltellate un anno fa da Filippo Turetta. Non sappiamo se queste sue parole, e quelle che ha detto altre volte in altre occasioni, avranno molto ascolto. L’impressione è che il processo che si è concluso ieri pomeriggio, con la sentenza di ergastolo, abbia sollecitato nel paese una vera e propria sollevazione giustizialista. Il ragionevole sdegno per questo orrendo delitto, e per il maschilismo che c’è dietro, si è trasformato quasi tutto in sete di vendetta. In ricerca della pena più dura possibile. In richiesta di aggravanti delle aggravanti delle aggravanti.

Ieri in molti protestavano perché a Filippo Turetta non sono state riconosciute alcune aggravanti, tra le quali quella della crudeltà mentale. C’è una parte assolutamente maggioritaria dell’opinione pubblica che si sente “giudice”, o più precisamente “giudice feroce”. E se gli dici che la ferocia non aiuta la crescita di una società moderna, ti rispondono: “Lui è stato feroce, merita una risposta feroce”. Quella di Gino Cecchettin resta una voce nel deserto. La nobiltà d’animo, la maturità intellettuale, doti rarissime. I giudici hanno deciso per l’ergastolo. Negli ultimi tempi fioccano gli ergastoli. Probabilmente anche perché i giudici sentono la pressione dell’opinione pubblica, dei giornali, delle tv, dei social. Il movimento femminista ha dimostrato di essere ancora forte, un anno fa, quando è sceso in piazza, compatto, mobilitando migliaia di giovani, femmine e maschi. Però evidentemente non ha più quella dote, che aveva alle sue origini almeno in alcune delle sue componenti più importanti, che era il garantismo. Non sa dire: combattiamo il patriarcato ma senza ergastoli.

L’ergastolo lo hanno inventato i patriarchi. L’ergastolo è una pena crudele. E per questo è incompatibile con la nostra Costituzione. L’ergastolo è solo una concessione al giustizialismo che trionfa nell’opinione pubblica. È una pena contraria al diritto. Una società diventa veramente moderna e civile quando fa sua la convinzione che la vendetta è una bestialità, che lo Stato deve rifiutare la vendetta, che non è con la ferocia che si affronta la ferocia degli assassini. Che le carceri sono una cosa orrenda e bisogna tendere ad abolirle. Che la giustizia non è qualcosa che si costruisce attorno alla pena. Spesso giustizia e pena sono un ossimoro. Chissà quanti tra quelli che oggi invocano ergastoli e 41 bis, la sera, con gli amici, cantano le canzoni di De André. Sappiamo, per esempio, che Salvini è un fan di De André. Chissà se lo hanno mai ascoltato quando cantava: “Lo sanno a memoria il diritto di Dio, ma scordano sempre il perdono…”

4 Dicembre 2024

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