Crisi a Parigi
Governo Barnier in crisi, l’esperimento Macron fallito dopo 3 mesi: Le Pen e Melenchon uniti nella sfiducia al premier
Salvo, eppure praticamente spacciato. Il governo di Michel Barnier, l’esperto politico proveniente dalla destra gollista francese scelto da Emmanuel Macron per guidare un governo di minoranza dopo lo stallo politico che si era venuto a creare a Parigi per l’esito delle elezioni legislative di luglio, terminate senza una maggioranza chiara, è prossimo alla fine.
Tre mesi dopo la nomina, avvenuta lo scorso 5 settembre, l’esperimento voluto da Macron si è rivelato un flop: il governo, tenuto in vita solo grazie all’appoggio esterno dell’estrema destra del Rassemblement national di Marine Le Pen e del “delfino” Jordan Bardella, si sgretola sulla legge di bilancio.
La manovra della discordia
Il governo Barnier ha infatti approvato la manovra 2025, che prevede pesanti tagli al welfare, solo grazie al comma 3 dell’articolo 49 della Costituzione, che gli consente di approvare un testo di legge in materia finanziaria senza passare da una votazione parlamentare.
Barnier lo ha dovuto fare ben sapendo di non avere i voti per arrivare all’approvazione del testo in Parlamento: il Rassemblement national aveva annunciato il “no” alla manovra, scontento per alcune misure sull’adeguamento automatico delle pensioni al crescere dell’inflazione e sui rimborsi dei farmaci.
La sfiducia
Il passo seguente è stato ovvio. L’estrema destra di Le Pen e Bardella ha annunciato la presentazione di una mozione di censura, equivalente al nostro voto di sfiducia, che andrà al voto mercoledì 4 dicembre. Il Rassemblement national presenterà una sua mozione e voterà anche quella del Nouveau Front Populaire, la coalizione di sinistra: se una delle due venisse approvata non solo la legge di bilancio verrebbe respinta definitivamente, ma il governo cadrebbe subito dopo.
“Non possiamo fare cadere sui francesi le colpe del governo attuale e di Macron”, attaccano dal Rn, con un atteggiamento cambiato nei confronti dell’esecutivo soprattutto dopo il proceesso che vede imputata Le Pen per l’uso improprio dei fondi per gli assistenti parlamentari europei, in cui rischia 5 anni di carcere e l’ineleggibilità.
Sulla stessa linea Jean-Luc Melenchon, il leader della France insoumise: “Tutte le manovre per salvare il governo Barnier sono fallite. Cadrà. E Macron, unico responsabile della crisi finanziaria e politica, deve andarsene per ridare la parola ai francesi”, ha scritto su X il leader della sinistra.
I numeri sono dalla loro parte: la “strana alleanza” tra estrema destra e sinistra supera la soglia dei 289 voti necessari per approvare la mozione di censura e far cadere così il debole governo Barnier.
I rischi della crisi politica
Il governo Barnier, anche in caso di sfiducia, resterebbe in carica per gli affari correnti. Ma il rischio è che l’instabilità politica del Paese, con l’assenza di un bilancio approvato per il 2025 che costringerebbe il governo a entrare in esercizio provvisorio, finisca per essere motivo di “attacco” da parte degli investitori internazionali: primi effetti sono già visibili dai movimenti sui titoli di stato francesi, che mostrano tassi di interesse in deciso rialzo.