Lo studio della Uil
Salari giù e profitti su, i lavoratori italiani sono i più sfruttati d’Europa: serve una rivolta sociale
Vogliamo riconoscere che lo sciopero generale, indetto per venerdì prossimo, è sacrosanto, e, anzi, arriva troppo tardi? E che se Landini parla di rivolta sociale ha i suoi buoni motivi?
Politica - di Redazione Web
Negli ultimi 15 anni i salari in Italia sono crollati. Mentre sono saliti nel resto d’Europa. La distanza con la Germania è siderale. In Germania i salari reali sono cresciuti del 14 per cento, in Italia sono scesi del 10 per cento. Peggio di noi solo la Spagna, che però negli ultimi anni si sta riprendendo grazie all’aumento del salario minimo.
Mentre scendevano i salari saliva clamorosamente l’indice di produttività. Del 16 per cento. Per calcolare bene il grado di sfruttamento e l’aumento dello sfruttamento bisogna accostare queste due cifre. I dati più drammatici sono tra i dipendenti del commercio, che addirittura hanno perduto il 13 per cento del potere di acquisto. Questi dati sono forniti da uno studio molto accurato realizzato dalla Uil su dieci grandi paesi europei.
Il crollo del valore dei salari italiani si è accentuato ancora dal 2022. Che poi è l’anno di insediamento del governo Meloni, ma probabilmente l’effetto povertà era stato già innescato dal governo Draghi. Diciamo che il quadro socio-economico è molto chiaro: aumentano i profitti, scendono i salari, sale lo sfruttamento, aumenta la povertà (il numero delle persone in povertà assoluta ha raggiunto i 5 milioni e mezzi, cioè è aumentata di oltre un milione rispetto a due anni fa).
Difficile in queste condizioni sostenere che l’economia va bene. E sono anche ridicoli gli squilli di tromba sull’occupazione. Certo che aumenta l’occupazione: è sempre più povera e conveniente alle imprese. Vogliamo riconoscere che lo sciopero generale, indetto per venerdì prossimo, è sacrosanto, e, anzi, arriva troppo tardi? E che se Landini parla di rivolta sociale ha i suoi buoni motivi?