Al centro storico
Riapre a Napoli la storica Farmacia degli Incurabili
La meravigliosa struttura si trova presso il complesso ospedaliero di Santa Maria del Popolo: anche quest'ultimo è oggetto di restauro
Cultura - di Redazione Web
Dopo cinque anni dalla chiusura, apre di nuovo le sue porte ai visitatori la Farmacia degli Incurabili a Napoli. Questo è il luogo dove l’Arte incontra la Scienza. Lo stile Barocco e poi Rococò, disegnato da Domenico Antonio Vaccaro, si sposa con l’illuminismo dei maestri di Anatomia e Botanica (Domenico Cotugno, Domenico Cirillo) nell’Ospedale che è stato il più importante del Regno dei Borbone. I preparati alchemici dell’antica tradizione aprono il passaggio alla chimica farmaceutica nel luogo dove sapienti artigiani del legno, delle dorature e delle ceramiche approntarono sale ove risuonarono le voci di ricercatori che scrissero la storia del pensiero europeo.
La Farmacia degli Incurabili
La Spezieria è l’autentica sala di consegna dei farmaci per uso ospedaliero E’ presente ancora il banco originale ed i numerosi vasi in maiolica en camaieu blue (“alberelli”) nei quali venivano conservate le “spezie”. Tra l’altro é presente un intaglio ligneo e foglia d’oro sormontato da una donna alata (simbolo della sirena partenope) di cui l’area di Caponapoli (ove è allocato il Complesso di Santa Maria del Popolo degli Incurabili) è considerata la “tomba”. Due “vetrine” raccolgono alcuni farmaci antichi della tradizione alchemica più antica.
Il complesso di Santa Maria del Popolo
La “Sala grande” è la sala di rappresentanza dell’Organo di Governo degli “Incurabili”. E’ in questa sala che si tenevano cerimonie, riunioni ed incontri.
E’ presente l’intero corredo vasale policromio dei Massa (gli autori, che lavorarono anche la Chiostro di Santa Chiara) che riprende scene dall’Antico Testamento dal forte valore simbolico. Di grande rilevanza un intaglio ligneo e foglia d’oro che rappresenta l’allegoria dell’utero operato, cioè “la
mano dell’uomo che aiuta a salvare un’anima per il Signore e un soldato per il Re” (rif. Magnati, Padre Correttore del Complesso) – si tratta dell’allegoria del taglio cesareo salvifico che sottolinea il pregnante ruolo femminile nella storia partenopea.
Aperture e ristrutturazioni
Si ammira una ristretta selezione di opere artistiche provenienti dalle varie sedi ospedaliere aziendali:
– La Madonna di Loreto, G. Antonio d’Amato (1535 – 1598);
– La Madonna con i Santi Filippo e Giacomo, Marco Cardisco (c. 1486 – c. 1542);
– Cricificco, Marco Pino (1520 – 1590);
– Torchio mistico, Ignoto XVI sec.;
– teche che raccolgono gli “argenti della Sala del Tesoro di Santa Maria del Popolo”, in particolare un “ostensorio” in argento incastonato con pietre preziose (smeraldi e rubini che sono considerati minerali alchemici) ed un reliquario in argento (reliquia di San Gennaro) nonché due “piatti” per porgere le ostie (firmati Truglio).
Terza e quarta sala
Si prosegue nella “quarta sala”. Si ammira una ristretta selezione di opere artistiche provenienti dalle varie sedi ospedaliere aziendali:
– Immacolata Concezione, Girolamo Imparato (1549 – 1608);
– Madonna del Popolo, Giovan Battista Rossi (1698 – 1764);
– Madonna del Popolo, Francesco De Mura (1696 – 1782);
– Adorazione dei Pastori, Carlo Sellitto (1581 – 1614)
– Pietà, Giuliano Bugiardini (XVI sec.).
Corridoio della teriaca
Si ammira una ristretta selezione di opere artistiche provenienti dalle varie sedi ospedaliere aziendali tra le quali il caravaggesco “il martirio di San Bartolomeo, la cimasa di Marco Pino. In questa sala è allocato il grande vaso marmoreo che conteneva il “farmaco” – antidoto e panacea per ogni male, a base di carne e siero di vipera, oppio ed altri 51 elementi (fonte ricettario incurabilino) – prodotto in tal periodo esclusivamente per tutto il Regno delle Due Sicilie.