Medio Oriente
Piano per la tregua Israele-Hezbollah: salta la visita dell’inviato USA, le trattative sulla proposta per il cessate il fuoco
Il viaggio diplomatico doveva continuare in Israele e in Francia. Ancora aperti i negoziati. Continuano gli attacchi di Israele a Beirut
Esteri - di Redazione Web
Sembrava ci fosse margine per la nuova proposta degli Stati Uniti per una tregua tra il gruppo terroristico libanese Hezbollah e Israele. Lo riferivano diversi media mediorientali e statunitensi, trapelava ottimismo. “Sì, ma” la risposta del gruppo sciita. E domani l’inviato statunitense Amos Hochstein doveva essere a Beirut per i nuovi colloqui sul cessate il fuoco. E invece niente: viaggio annullato. La guerra continua. Secondo il ministero della Salute libanese, gli attacchi di Israele in Libano da fine settembre hanno causato circa 3.400 morti e 14.500 feriti. A Gaza invece, sempre secondo il ministero della Sanità di Hamas, le vittime sono arrivate a 43.846 dall’inizio dell’operazione in risposta agli attacchi del 7 ottobre 2023.
Gli attacchi sono diventati quotidiani anche a Beirut negli ultimi giorni. Il punto più bersagliato è il quartiere meridionale di Dahieh, dove l’esercito di Israele ritiene si trovino strutture e tunnel di Hezbollah. Era uno dei quartieri più popolosi della città, oggi è quasi vuoto dall’intensificarsi dell’offensiva. Lo Stato Ebraico ha anche intensificato le operazioni via terra nell’ultima fase. A Beirut le scuole oggi sono rimaste chiuse, altri attacchi sono stati condotti la scorsa notte e lunedì mattina nel sud del Libano.
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Lo stesso Hezbollah ha confermato ieri l’uccisione del portavoce del movimento Mohammed Afif in un bombardamento nella capitale. L’operazione ha causato altri “quattro morti, tra cui una donna, e 14 feriti, tra cui due bambini”. Dalle prime ore di oggi a Beirut ha preso a circolare anche la notizia della morte di Celine Haidar, star della nazionale femminile di calcio del Libano. Era stata operata alla testa all’ospedale Saint George di Hadath dopo era che era stata colpita da una scheggia alla testa nel quartiere di Shiyah, a sud di Beirut. Era in coma. Altri otto paramedici della Protezione Civile libanese sono rimasti uccisi in raid israeliani nel sud del Libano.
Le trattative per la tregua in Libano
Lo scorso fine settimana il New York Times aveva riportato che sostenitori iraniani di Hezbollah avevano inviato messaggi al gruppo in cui dicevano che avrebbero sostenuto la fine della guerra. “Sì, ma” la risposta di Hezbollah alla bozza di accordo di cessate il fuoco. I negoziati dovranno continuare, riprendere, per chiarire i punti lasciati in sospeso. Hochstein dopo il viaggio a Beirut di martedì doveva recarsi in Israele. Se anche questa missione fosse andata a buon fine, l’inviato statunitense giovedì sarebbe dovuto arrivare a Parigi dove il presidente francese Emmanuel Macron potrebbe annunciare formalmente l’accordo. E invece la visita è stata posticipata a quando l’inviato non riceverà chiarimenti sulla posizione libanese.
Già la settimana scorsa esponenti del governo libanese avevano confermato di aver ricevuto una proposta di tregua israeliana dall’ambasciatore statunitense in Libano. Le condizioni prevedevano una pausa iniziale di combattimenti di 60 giorni, il ritiro di Hezbollah e di Israele dalla zona a sud del fiume Leonte, la possibilità per Israele di interrompere la tregua qualora miliziani del gruppo terroristico sciita si fossero trovati ancora in zona. A questo punto Israele chiede il ritiro delle armi pesanti di Hezbollah dal sud del fiume Litani mentre per il movimento sciita qualsiasi compromesso che “indebolisca la capacità di resistenza” a Israele è fuori discussione.
Secondo quanto riporta il media An Nahar, il presidente del Parlamento Nabih Berri, leader del partito Amal vicino a Hezbollah, è fermamente contrario a una maggiore supervisione internazionale nel sud del Libano, percepita come un attacco alla sovranità nazionale, e insiste sul rispetto della risoluzione 1701 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Profonde e critiche le divisioni all’interno della società libanese, come riporta Al Binaa, tra i partiti che sostengono Hezbollah e quelli che sostengono la necessità di limitare il ruolo militare del movimento. Centrale nella disputa anche il ruolo dell’esercito libanese.