L'operazione a Dahieh
Eliminato anche Safieddine: Israele conferma la morte del nuovo capo di Hezbollah, gruppo libanese decimato
L'operazione a Dahieh, "la roccaforte di Hezbollah", lo scorso 4 ottobre. Hezbollah non ha confermato, l’ultimo capo in vita è considerato Naim Qassem
Esteri - di Redazione Web
Appena una settimana dopo il suo predecessore, Hassan Nasrallah, il turno di Hashem Safieddine, considerato il nuovo capo di Hezbollah. La notizia aveva preso a circolare, non era stata ancora confermata. L’azione si era consumata a Dahieh, quartiere nella periferia meridionale di Beirut, e Safieddine sarebbe morto insieme con altri 25 esponenti dell’organizzazione sciita. Procede la decapitazione del gruppo parte del cosiddetto Asse della Resistenza, che dall’Iran unisce Libano e altre organizzazioni e movimenti in Medio Oriente. Secondo Al Jazeera sono almeno 1.952 le persone uccise in Libano dall’intensificarsi delle operazioni di Israele che hanno anche una ricaduta sui civili.
Nasrallah era stato ucciso in un bombardamento dell’esercito israeliano lo scorso 27 settembre. Soltanto oggi gli stessi militari hanno confermato l’eliminazione del successore: la notizia aveva preso a circolare già nella settimana successiva all’uccisione di Nasrallah, Hezbollah non ha confermato neanche oggi. Dal 2017 Safieddine era sottoposto a sanzioni dagli Stati Uniti. Era stato anche il primo leader dell’organizzazione a intervenire in pubblico dopo i massacri di Hamas del 7 ottobre 2023 in Israele. “Le nostre armi e i nostri razzi sono con voi – disse in un comizio a Beirut – Tutto ciò che abbiamo è con voi”.
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Chi era Safieddine
Safieddine era nato nel sud del Libano, a Deir Kanoun Naher, era cugino di Nasrallah, di quattro anni pi giovane. Leader politico e religioso, aveva studiato a Qom, città in Iran, prima di tornare in Libano negli anni ’90. Amico personale di Qassem Suleimani, il figlio ha sposato la figlia del generale, il comandante delle Guardie rivoluzionarie di Teheran ucciso nel 2020 dagli Stati Uniti in Iraq. Suo fratello, Abdullah Safieddine, è il rappresentante di Hezbollah nella capitale dell’Iran.
Era considerato una specie di primo ministro di Hezbollah. Aveva guidato la ricostruzione della parte meridionale di Beirut, distrutta dopo l’ultima invasione israeliana. Faceva parte del Consiglio del Jihad ed era a capo del Consiglio Esecutivo. Per il giornale Asharq Al-Awsat era “un vero leader, nello stesso momento duro e flessibile, aperto ad ascoltare le opinioni degli altri” oltre che “un’estensione della personalità di Nasrallah”. Aveva presenziato ai funerali dei comandanti uccisi nell’operazione israeliana che aveva fatto esplodere cercapersone e walkie-talkie in Libano. Aveva assicurato in quell’occasione che “i feriti ritorneranno alla guerra santa e se l’obiettivo del nemico è fermare il nostro sostegno a Gaza, deve sapere che la resistenza potrà solo crescere”.
Il quartiere Dahieh è definito la roccaforte del movimento. Bunker, tunnel, attività. Era però anche un quartiere densamente popolato, da circa 500mila persone, non tutte legate a Hezbollah. È una zona ad altissima densità abitativa, già in passato massicciamente bombardato da Israele. Vi si trovano anche dei campi profughi palestinesi. Da quando Israele ha intensificato i suoi attacchi in Libano molte sue parti sono state distrutte e molti abitanti sono fuggiti. La leadership di Hezbollah risulta così ancora una volta colpita e a questo punto decimata. L’ultimo capo in vita è considerato Naim Qassem, il vice segretario generale dell’organizzazione.