La Dogaia
Carceri, continua la strage infinita: detenuto si toglie la vita in cella a Prato, è il 77esimo nel 2024
Un uomo di 50 anni si è impiccato in cella. "Numeri destinati ad abbattere ogni record, crisi non affrontata dal governo. Omicidi, violenze, stupri, piazze di spaccio e malaffare. Queste sono le nostre prigioni"
Cronaca - di Redazione Web
Ancora un suicidio nelle carceri italiane. Questa volta a Prato, dove a togliersi la vita è stato un 50enne italiano. È il 77esimo detenuto dall’inizio dell’anno a uccidersi in carcere, il quarto alla casa circondariale alla Dogaia. Si è suicidato nella sua cella, si trovava in carcere per reati “a grande riprovazione sociale”, la sua fine pena era fissata al 2030. A diffondere la notizia con una nota il segretario nazionale Uilpa penitenziari Gennarino de Fazio. A nulla sono serviti i soccorsi della Polizia penitenziaria e dei sanitari”.
“Sebbene nell’ultima parte dell’anno pare vi sia stato un leggero rallentamento nelle morti di carcere e per carcere, siamo sempre alle prese con numeri destinati ad abbattere ogni precedente record. Del resto, la crisi penitenziaria continua a non essere tangibilmente affrontata dal Governo e gli indicatori sono tutti in negativo. 15mila detenuti oltre i posti disponibili, 18mila unità mancanti alla Polizia penitenziaria, omicidi, suicidi, violenze di ogni genere, stupri, piazze di spaccio e malaffare. Queste sono oggi le nostre prigioni”.
- Carceri, strage infinita: altri due detenuti si tolgono la vita, silenzio di Nordio e Meloni
- Tragedia a San Vittore: detenuto 18enne muore bruciato vivo, intrappolato dalle fiamme dell’incendio in cella
- Chi sono i 66 detenuti che si sono tolti la vita nelle carceri italiane dall’inizio dell’anno: i nomi e le loro storie
- Un suicidio al giorno nelle carceri, ma il “prima si salva” non è nel Dna del governo Meloni (in mare come a terra)
“A pagarne le spese, oltre ai reclusi, i 36mila donne e uomini della Polizia penitenziaria che scontano le pene dell’inferno per la sola colpa di essere al servizio dello Stato. Carichi di lavoro debordanti, turni di 8, 16 e persino 24 ore ininterrotte, oltre 3mila aggressioni subite nel solo 2024, mortificati nel morale e colpiti nell’orgoglio anche per una gestione organizzativa e amministrativa che spesso li discrimina e li svilisce, come nei recentissimi casi della missione in Albania o del trasferimento forzoso dai minori agli adulti”.
De Fazio ricorda anche i sette agenti di polizia penitenziaria che si sono tolti la vita dall’inizio dell’anno. “Serve immediatamente un’inversione di tendenza. Va deflazionata la densità detentiva, necessita potenziare concretamente gli organici della Polizia penitenziaria assicurando al contempo ai suoi appartenenti un trattamento paritario con i restanti operatori del comparto, occorre garantire l’assistenza sanitaria e psichiatrica e, non ultimo, va riorganizzato per intero l’apparato gestionale e amministrativo”.