Le norme barbare del governo
Un suicidio al giorno nelle carceri, ma il “prima si salva” non è nel Dna del governo Meloni (in mare come a terra)
Un provvedimento immediato, utile a fare uscire una quota di esseri umani, e i 28 bambini per primi che sono un abominio, in modo da rispondere subito al grido di sofferenza e di morte che da anni giunge dal carcere, dovrebbe essere un atto “ovvio” per chiunque si dica umano.
Editoriali - di Luca Casarini
Si può discutere di tutto. Del sistema penale, della sua deriva dallo stato di diritto allo stato di polizia. Della giustizia, che è subordinata alla diseguaglianza materiale nella quale la legge non è uguale per tutti. Dall’altro canto i governanti potrebbero invece opporre l’idea che questo è il modo migliore possibile di gestire una dinamica sociale, per impedire la guerra civile e il disastro totale. Potrebbero dire, e lo dicono, che l’alternativa può essere anche peggio, sventolando le foto con gli impiccati di Teheran.
Si può dire tutto. Ma difronte ad uno e più suicidi al giorno nelle carceri, difronte alla condizione disumana, di tortura, contro migliaia e migliaia di esseri umani, non si dovrebbe anteporre il dibattito al fare subito qualcosa di concreto. E cioè, in virtù di questa condizione, promuovere immediatamente un provvedimento di uscita dal carcere per migliaia di detenuti e detenute che potrebbero scontare la pena a casa o in maniera alternativa. Prima si salva, dalla morte e dalla tortura, e poi si discute. Ma è proprio sul “prima si salva” che il potere misura di che pasta è fatto. L’ho visto in tanti anni per mare, lo rivedo a terra: il “prima si salva” non è nel dna di questa gente che ha il potere.
La civiltà invece, dovrebbe basarsi proprio su quanto “prima si salva” è insito nell’esercizio di ogni potere. La differenza tra il mero utilizzo del potere, e la funzione di governo attraverso quel potere, è anche determinata da questo, dal livello di “prima si salva” contenuto nell’atto pubblico della gestione sociale. Lo spettacolo vergognoso che abbiamo davanti è invece quello di un potere che discute “se salvare”. In carcere, come in mare. Un provvedimento immediato, utile a fare uscire una quota di esseri umani, e i 28 bambini per primi che sono un abominio, in modo da rispondere subito al grido di sofferenza e di morte che da anni giunge dal carcere, dovrebbe essere un atto “ovvio” per chiunque si dica umano.
E invece , quando delle nullità, dei miserabili di coscienza e di anima, prendono il potere, accade questo. Giocano con la morte degli altri, di quelli che di potere non ne hanno. Non governano, comandano. Secondo la loro attitudine, deboli con i forti e implacabili con i deboli. E cosi, la loro miseria umana diventa un’aurea che avvolge l’intera società, facendo diventare questa l’immagine di ciò che siamo. Le nullità, i miserabili sadici con il potere in mano, fanno grandi grandissimi danni. Irreparabili quando causano la morte.