La partita europea sui migranti
Von der Leyen rischia i voti dei socialisti per il sostegno al piano Meloni: “Con modello Albania niente fiducia alla Commissione”
Lo spostamento a destra di Ursula von der Leyen, per mesi tentata dal portare in maggioranza a Bruxelles il Conservatori europei dell’Ecr, il gruppo di Meloni, preoccupa chi di quella maggioranza fa effettivamente parte ed ha permesso il secondo mandato da presidente della Commissione Ue all’esponente tedesca della Cdu.
L’apertura della von der Leyen al patto Italia-Albania sui migranti, quel protocollo per esternalizzare le procedure di esame delle domande d’asilo e di espulsione su cui è calata la mannaia dei giudici della sezione immigrazione del tribunale di Roma, che non hanno convalidato il trattenimento dei primi 12 migranti ospitati nel centro costruito dall’Italia a Gjader alla luce della sentenza del 4 ottobre della Corte di giustizia, preoccupa non poco i socialisti europei.
Un modello insostenibile per i socialisti, come sottolineato senza mezzi termini dalla capogruppo del gruppo S&D (di cui il Partito Democratico è la delegazione più importante) Iratxe Garcia Perez: “Socialisti e Democratici sono contro l’esternalizzazione della gestione della migrazione. Siamo contro la strategia del Ppe e di Meloni, siamo molto preoccupati dal fatto che von der Leyen voglia adottare questa strategia”, ha detto l’eurodeputata spagnola, minacciando la presidente von der Leyen che continuando di questo passo “non può contare sul nostro sostegno”. In ballo ci sono ancora i voti sulla commissione e gli “esami” che il Parlamento s’appresta a fare ad ogni singolo commissario designato.
Allo stesso tempo dai socialisti è arrivata anche l’offerta di un ramoscello d’ulivo. Iratxe Garcia Perez ha infatti aggiunto che la presidente della Commissione “può contare su di noi se vuole implementare il Patto per la migrazione e l’asilo”.
Gruppo dei socialisti evidentemente preoccupato dall’evidente sostegno mostrato da von der Leyen sulla gestione delle politiche migratorie del governo Meloni, prima con i continui viaggi del duo nella Tunisia del dittatore Kaïs Saïed , dove sono piovuti milioni di euro per bloccare le partenze dei migranti in barba a ogni diritto, quindi con l’invito della presidente della Commissione ai vari capi di Stato e di governo a “valutare” il modello degli hubs nei Paesi terzi dove processare le richieste d’asilo.
Su questo tema c’era stato anche un vertice alla vigilia del Consiglio europeo della scorsa settimana alla presenza della stessa von der Leyen, Meloni, della premier danese Mette Frederiksen e del collega olandese Dick Schoof, oltre ai rappresentanti di Austria, Cipro, Grecia, Malta, Repubblica Ceca, Polonia, Slovacchia e Ungheria.