La nomina e le polemiche
Chi è Riccardo Turrini Vita, il nuovo Garante dei detenuti
Governo sotto attacco per la scelta di Turrini Vita: “Compromessa terzietà e indipendenza”, interrogazione del Pd. Sisto rivendica: “Ci sono requisiti e competenze”.
Giustizia - di Angela Stella
Non si placano le polemiche per la nomina di Riccardo Turrini Vita a presidente del Collegio del garante dei diritti delle persone private della libertà personale da parte del Ministro Nordio.
Ieri mattina è arrivata subito una nota della Giunta e dell’Osservatorio carcere dell’Unione Camere penali: “Anche stavolta nel ‘fare presto’, le logiche tutte interne alle segrete stanze ministeriali, condizionate da una errata visione prospettica, mal si conciliano con il ‘fare bene’. E la designazione a capo dell’ufficio del Garante nazionale per i diritti dei detenuti, individuato nella persona del dott. Turrini Vita, già magistrato e figura dirigenziale apicale del DAP da oltre vent’anni anni, stride, in maniera troppo evidente, con il ruolo e le funzioni attribuite, per legge, all’autorità di garanzia dei diritti delle persone detenute”. Secondo i penalisti “a fare da pendant” è “la scelta, purtroppo oramai decennale, di individuare il capo del DAP nella magistratura inquirente, meglio ancora se di punta nell’antimafia, dimenticando che l’amministrazione penitenziaria non è uno strumento per attuare scelte politiche repressive quanto, piuttosto, per il governo delle carceri, in piena conformità al modello disegnato dai padri costituenti nell’art. 27, ovvero opportunamente orientato ed organizzato allo scopo della rieducazione e risocializzazione del detenuto”.
Critico anche il capogruppo di Avs alla Camera Devis Dori: “È un paradosso, uno degli effetti di questa destra al governo senza regole: il ministro della Giustizia nomina il garante dei detenuti in palese violazione della legge istitutiva che stabilisce chiari criteri. Ci aspettiamo un immediato passo indietro”. Sono tornati ad esprimersi la responsabile nazionale giustizia del Pd, Debora Serracchiani, insieme ai capigruppo delle commissioni Giustizia di Camera e Senato, Federico Gianassi e Alfredo Bazoli, e della commissione bicamerale Antimafia, Walter Verini: “La legge che istituisce la figura del Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale è molto chiara. Essa prevede che i membri siano scelti tra persone che non sono dipendenti delle pubbliche amministrazioni e che garantiscano indipendenza e competenza nelle discipline relative ai diritti umani. Non entriamo nel merito del curriculum e delle competenze di Turrini Vita – hanno sottolineato i dem – ma il suo status di dipendente pubblico costituisce una palese violazione, configurando la scelta del ministro Nordio come un’azione contra legem che compromette la terzietà e l’indipendenza richiesta per un incarico così importante e delicato. Per questo faremo una interrogazione”.
Perplessità sono state partecipare con la stessa motivazione pure da Magistratura democratica: “A prescindere dalla persona, la cui conoscenza del mondo del carcere è fuori discussione, esiste una delicata questione di rispetto della legge. Turrini Vita, infatti, lavora al Ministero della Giustizia, amministrazione sulla quale come Garante nazionale dovrebbe esercitare il suo ruolo di controllore indipendente. Le norme precisano che i componenti del Collegio dei garanti devono essere “scelti tra persone, non dipendenti delle pubbliche amministrazioni” (art. 7 dl 146 del 2013). Si auspicano chiarimenti”. Sulla nomina è intervenuto anche Marco Perduca, ex senatore e coordinatore per l’Associazione Luca Coscioni delle iniziative per il diritto alla salute nelle carceri, per il quale essa “è del tutto inopportuna perché si tratta di un funzionario dello Stato che per 20 anni ha lavorato per l’amministrazione penale. A parte aver scelto nuovamente un uomo per quella carica, con quale indipendenza o terzietà potrà garantire il pieno rispetto dei diritti umani di chi è ristretto a partire dal diritto alla salute?”. Di parere opposto il viceministro della Giustizia Francesco Paolo Sisto: “Sono anni che non vedo che una nomina non provochi una qualche reazione, il ministro Nordio ha inteso nominare Turrini Vita e ne ha tutti i requisiti, le competenze e le capacità, non resta che augurargli buon lavoro”.
Carceri e sovraffollamento: il punto
Sempre per rimanere in tema di esecuzione penale ieri Forza Italia insieme al Partito radicale ha organizzato una conferenza stampa per dare conto delle visite negli istituti di pena effettuate durante l’estate. Il sovraffollamento carcerario in diverse carceri “supera la soglia del 260 per cento”, ha detto il segretario nazionale di FI e ministro degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale, Antonio Tajani che ha aggiunto: “Le nostre iniziative non sono lassiste: chi ha sbagliato deve scontare la pena. Ci sono anche regimi carcerari duri e noi siamo a favore, ma il carcere consiste nella privazione della libertà, non della dignità. L’obiettivo, come dice la Costituzione, è il recupero del detenuto”. Una posizione molto simile a quella degli altri alleati di maggioranza, Fratelli d’Italia e Lega, in linea con l’affossamento della pdl Giachetti sulla liberazione anticipata speciale.
Per Maurizio Turco, Segretario del Partito di via di Torre Argentina, “occorre intervenire su due fattori: la depressione e lo sdegno”, che “provocano reazioni critiche all’interno degli istituti carcerari”. L’iniziativa comune con Forza Italia ha fatto rinunciare alla battaglia su amnistia e indulto? Comunque la conferenza si è conclusa con un annuncio da parte di Tajani di una indagine conoscitiva sulle carceri: “Noi abbiamo fatto un’iniziativa di partito e ora abbiamo chiesto un’indagine ufficiale da parte della Camera. Possiamo consegnare a chi si occuperà di questa inchiesta tutte le nostre relazioni. Noi abbiamo sollevato il problema, adesso ci sarà un’indagine ufficiale”. Eppure la crisi nei nostri istituti di pena è conclamata dalle relazioni del Dap, da quelle del Garante, dalle risposte alle interrogazioni parlamentari, dai report delle associazioni che si occupano di diritto penitenziario. Alle nostre carceri servono soluzioni immediate di deflazionamento non l’ennesima fotografia dell’esistente che è già abbastanza chiara.