La patologia
Che cos’è la Sindrome da attivazione mastocitaria (MCAS): sintomi e diagnosi
Tutte le info e i dettagli su questa particolare malattia
Salute - di Redazione Web
Secondo la rivista di Immonologia e Allergologia Pediatrica, i mastociti possono attivarsi in numerose condizioni fisiologiche e patologiche. La sindrome da attivazione dei mastociti (MCAS), è una condizione immunologica in cui i mastociti rilasciano in modo inappropriato ed eccessivo mediatori chimici, causando una serie di sintomi gravi e e ricorrenti. I sintomi principali possono coinvolgere diversi apparati, e alcuni pazienti riportano reazioni anafilattiche o anafilattoidi a ripetizione. A differenza della mastocitosi, in cui i pazienti hanno livelli anormalmente alti di mastociti, i pazienti con MCAS hanno un numero normale di queste cellule, che tuttavia sono iper-reattive, in seguito a stimolo da parte di numerosi trigger.
Che cos’è la Sindrome da attivazione mastocitaria (MCAS)
Ciò che può amplificare l’irritamento cutaneo con conseguente prurito, sono: i cambiamenti di temperatura, il contatto con indumenti o altri materiali, l’uso di alcuni farmaci, compresi quelli antinfiammatori non steroidei (FANS), il consumo di bevande calde, i cibi piccanti, l’alcol, l’esercizio fisico. Questi, invece, i sintomi più gravi: dolore epigastrico dovuto a malattia ulcerosa gastroduodenale, nausea (perché l’istamina stimola la produzione di acido gastrico), vomito, diarrea cronica, artralgie, dolore osseo e mutamenti neuropsichiatrici (ad esempio, irritabilità, depressione, labilità dell’umore). L’infiltrazione epatica e splenica può causare ipertensione portale con conseguente ascite.
Sintomi e diagnosi
La diagnosi richiede una biopsia del midollo osseo e i livelli di triptasi (un marker della degranulazione dei mastociti) nella maggior parte dei pazienti. La biopsia cutanea può essere eseguita per verificare la presenza di mastociti, ma questo test non sostituisce la necessità di una biopsia del midollo osseo per classificare la diagnosi e la stadiazione. La diagnosi di mastocitosi è confermata quando sono soddisfatti un criterio principale e almeno un criterio minore o ≥ 3 (di 4) criteri minori. Il criterio principale è la presenza di aggregati multifocali densi di > 15 mastociti nel midollo osseo (preferito) o in altri organi extracutanei (eccetto il tratto gastrointestinale, i linfonodi, il fegato o la milza). I 4 criteri minori sono: morfologia atipica o forme di fuso in > 25% dei mastociti nelle sezioni bioptiche o dell’aspirato del midollo osseo; una mutazione di kit al codone 816 (comunemente Asp816Val) nel midollo osseo, nel sangue periferico o in altri tessuti; mastociti del midollo osseo o altri extracutanei che esprimono i marker di superficie CD2, CD25, o entrambi; livelli di base di triptasi sierica > 20 ng/mL (> 20 mcg/L); valori > 11,4 ng/mL (11,4 mcg/L) sono considerati elevati dalla maggior parte dei laboratori diagnostici).
Il trattamento
Secondo quanto riportato sul portale web del Manuale MSD, per la mastocitosi cutanea, anti-H1 ed eventualmente psoraleni più raggi ultravioletti o corticosteroidi topici. Per la mastocitosi sistemica e la sindrome da attivazione dei mastociti, anti-H1 e anti-H2, cromoglicato e ketotifene, montelukast, aspirina. Per le forme aggressive, midostaurina, avapritinib, interferone alfa-2b, corticosteroidi o splenectomia. Gli anti-H1 sono efficaci sui sintomi. I bambini affetti da forme cutanee non richiedono ulteriori trattamenti, dato che la maggior parte dei casi si risolve spontaneamente. Gli adulti con forme cutanee possono essere trattati con psoralene e luce ultravioletta o con corticosteroidi topici 1 volta/die o 2 volte/die. Il mastocitoma generalmente regredisce in maniera spontanea e non necessita terapia. Tutti i pazienti con mastocitosi sistemica devono essere trattati con anti-H1 e con anti-H2 e devono portare con sé un autoiniettore precaricato di adrenalina. Nei pazienti con una forma aggressiva di mastocitosi, caratterizzata da un aumento dell’accumulo di mastociti in diversi organi, con conseguente disfunzione, gli inibitori della multichinasi, midostaurina o avapritinib, possono essere utilizzati per controllare il danno d’organo terminale, le citopenie e l’accumulo di mastociti nel midollo osseo. I farmaci citotossici (p. es., daunomicina, etoposide, 6-mercaptopurina) possono essere indicati per il trattamento della leucemia mastocitica, ma la loro efficacia non è provata. L’imatinib (un inibitore del recettore della tirosin-chinasi) può essere utile nel trattamento di adulti con mastocitosi sistemica aggressiva, ma è inefficace nei pazienti con la mutazione D816V di c-kit.