Il giallo
Liliana Resinovich, l’ultima svolta nel caso: per una perizia potrebbe essere morta il giorno della scomparsa
A quasi tre anni dalla sua scomparsa emergono ancora novità sulla vicenda giudiziaria che coinvolge Liliana Resinovich, la 63enne pensionata di Trieste scomparsa nel nulla il 14 dicembre 2021 e trovata morta il 5 gennaio successivo in un boschetto dell’ex ospedale psichiatrico di San Giovanni a Trieste in circostanze misteriose: il corpo era avvolto in due sacchi neri e con la testa infilata in sacchetti di plastica tenuti da un cordoncino. Quella mattina la donna era uscita di casa per raggiungere a casa l’amico Claudio Sterpin per dargli una mano nelle faccende domestiche, salvo poi svanire senza lasciare tracce.
Contrariamente a quanto indicato dalla prima consulenza medico legale affidata dalla Procura ai medici Fulvio Costantinides e Fabio Cavalli, la morte della donna potrebbe essere avvenuta il giorno stesso della sua scomparsa. A confermarlo sono i risultati delle rilevazioni sulla temperatura, sul microclima, condotte con l’uso di sonde nel punto dove era stato trovato il cadavere di Liliana.
A riferire delle ultime notizie sulla vicenda è Il Piccolo di Trieste: in particolare i risultati delle rilevazioni hanno consentito di evidenziare che nel punto dell’ex ospedale psichiatrico dove è stato rinvenuto il corpo, nelle settimane a cavallo tra il 14 dicembre 2021, giorno della scomparsa e il 5 gennaio del 2022, giorno del ritrovamento, c’erano quattro gradi: temperatura alla quale mediamente vengono regolate le celle mortuarie.
Gli specialisti di anatomia patologica hanno valutato che quella temperatura potrebbe aver frenato il processo di decomposizione del cadavere di Liliana Resinovich. La precedente perizia invece indicava la morte della 63enne 48-60 ore prima del rinvenimento del corpo.
Le nuove analisi dei tessuti confermano invece che il decesso è avvenuto per asfissia, mentre è ancora aperto il “dibattito” sui segni trovati sul volto: dalle altre analisi, anche sui vestiti e sui dispositivi elettronici, non è emerso nulla in grado di dettare una svolta dell’inchiesta. Non è dunque chiaro se quei segni siano riconducibili a una caduta, alla decomposizione, o sono lesioni causate da terzi.