I numeri di un disastro
Scuola a pezzi, il rapporto Cittadinanzattiva: 69 crolli in un anno, 6 edifici su 10 non hanno il certificato di agibilità
Mentre il Parlamento si occupa di dare il via libera al ddl Valditara sul voto in condotta, battaglia portata avanti dalla Lega contro la “scuola progressista”, la reale emergenza che riguarda il mondo della scuola emerge dall’ultimo rapporto dell’associazione Cittadinanzattiva: le scuole italiano cadono a pezzi.
Soltanto tra settembre 2023 e settembre 2024 sono stati 69 i crolli che hanno interessato istituti scolastici italiani, numero mai raggiunto negli ultimi 7 anni. Una classifica che, come tante altre, fa emergere ancora una volta le differenze territoriali del Paese: se infatti i crolli sono stati 28 nelle regioni del Nord, 13 al Centro e 28 nel Sud e Isole, la differenza la fa ovviamente l’enorme differenza del numero di scuole presenti nelle varie aree del Paese, con le regioni settentrionali in cui sono ben più numerose.
L’ultimo episodio risale a pochi giorni fa, l’11 settembre, quando a 24 ore dall’inizio delle lezioni è caduto il solaio della palestra della scuola elementare di Pergusa, frazione di Enna.
La fotografia della scuola italiana
La fotografia che fa il report di Cittadinanzattiva è quella di una scuola sempre più vecchia, dove se tutto va bene docenti, studenti e personale scolastico devono fare i conti con finestre rotte e muri scrostati. I problemi sono tutti nei numeri: il 47 per cento dei 40.133 mila edifici scolastici attivi in Italia sono stati costruiti prima del 1976, di un altro 18 per cento non si conosce neanche la data di realizzazione.
Oltre la metà degli edifici in cui si svolgono le lezioni non ha né la certificazione di agibilità, né quella per la prevenzione degli incendi: secondo il rapporto la documentazione non è posseduta rispettivamente dal 59.16% e il 57.68% degli edifici. Non va meglio per il collaudo statico, fondamentale per le scuole costruite vicino o su aree sismiche: sono ben 17.343 le scuole collocate in zone a rischio 1 o 2, ma il 41,5 per cento degli istituti scolastici non ha portato a termine il collaudo.
Inoltre solo il 40 per cento degli edifici scolastici risulta accessibile agli studenti con disabilità motoria, col 17% dotato di segnalazioni visive per gli allievi con disabilità sensoriali: il problema è che ogni anno cresce il numero di studenti con disabilità, nell’anno scolastico 2022/23 erano 311.201, il 4,4 per cento del totale.
Il Pnrr per la scuola: più soldi ma meno interventi
Cittadinanzattiva ha dato poi voce a chi vive la scuola quotidianamente, ovvero i docenti. Il 64 per cento dei 361 docenti intervistati da Cittadinanzattiva rileva la presenza di fenomeni dovuti alla inadeguata o assente manutenzione, prime fra tutte infiltrazioni di acqua (40,1%), distacchi di intonaco (38,7%), tracce di umidità (38,2%). La metà degli intervistati (50,8%) ha segnalato situazioni di inadeguatezza rispetto alla sicurezza e ha riscontrato un intervento a seguito della propria segnalazione.
In questa ottica disastrata, il Pnrr era visto come una speranza per interventi decisi sul fronte dell’edilizia scolastica. Invece, come spiega Adriana Bizzarri, coordinatrice nazionale scuola di Cittadinanzattiva, il Piano nazionale di ripresa e resilienza “ha subito tagli rilevanti per quanto riguarda gli asili nido: il Piano prevedeva una spesa di 4,6 miliardi per 264.480 nuovi posti ma, dopo la revisione del Governo, la cifra è scesa a 3,245 miliardi per 150.480 posti; stessa cosa per la costruzione di nuove scuole, da 195 a 166. La causa principale di questa revisione è stata motivata con l’aumento dei costi di costruzione. Lo stesso è accaduto con la ristrutturazione, sostituzione/ricostruzione, messa in sicurezza, adeguamento o miglioramento sismico e riqualificazione energetica degli edifici; le risorse ammontano a 4,399 miliardi di euro, quasi 500 milioni in più rispetto ai 3,900 mld iniziali, ma che serviranno per sistemare meno edifici rispetto a quelle previsti inizialmente. Palestre e mense sono previste, ma molto al di sotto del fabbisogno effettivo”.