Ok del governo all'odg
Cos’è la castrazione chimica proposta dalla Lega: Salvini rilancia la sua battaglia inutile (e bocciata da Nordio)
La Lega ci riprova sulla castrazione chimica. Il deputato del Carroccio Igor Iezzi ha presentato un ordine del giorno al ddl Sicurezza, al momento all’esame della Camera, che impegna l’esecutivo a “istituire quanto prima una commissione o un tavolo tecnico con lo scopo di valutare, nel rispetto dei princìpi costituzionali e sovranazionali, in caso di reati di violenza sessuale o di altri gravi reati determinati da motivazioni sessuali, la possibilità per il condannato di aderire, con il suo consenso, a percorsi di assistenza sanitaria, di natura sia psichiatrica sia farmacologica, anche con eventuale trattamento di blocco androgenico mediante terapie con effetto temporaneo e reversibile, diretti ad escludere il rischio di recidiva”.
Ordine del giorno a cui il governo ha dato parere favorevole. Iezzi aveva parlato di questa proposta già in estate, ponendo come “priorità” la “riduzione della recidiva e protezione della comunità”. “Finalmente, grazie a un ddg della Lega al Ddl Sicurezza, il governo darà il via ad una commissione per discutere della castrazione chimica. Una misura che prevederebbe l’introduzione del trattamento farmacologico di blocco androgenico totale per i condannati per delitti di violenza sessuale. Un intervento secondo noi opportuno, che ridurrebbe il rischio di recidiva per questi atroci reati. Una battaglia storica della Lega che oggi compie un enorme passo avanti”, ha commentato oggi Iezzi dopo l’ok del governo.
Cos’è la castrazione chimica
Di cosa parliamo quando si cita la castrazione chimica? Si tratta di una terapia farmacologica a base di ormoni, a volte anche associata a psicofarmaci, che ha l’effetto di ridurre la produzione e il rilascio degli ormoni sessuali come il testosterone, e di inibire l’azione della dopamina, limitando così il desiderio sessuale.
In larga parte dei casi si tratta di un procedimento reversibile: gli effetti della terapia terminano alla fine della somministrazione dei farmaci, anche se alcuni ricercatori da tempo manifestano dubbi sui rischi che, una volta finita la terapia, il desiderio sessuale non torni come prima.
Le critiche alla castrazione chimica
Attualmente la castrazione chimica è prevista nell’ordinamento giuridico di alcuni stati degli Stati Uniti e, su base volontaria, anche in alcuni paesi dell’Unione Europea. In Italia invece il trattamento è riservato per gravi malattie, in prevalenza di natura tumorale.
Da anni ormai la Lega cita la castrazione chimica come “soluzione” ai casi di violenza sessuale, rilanciandola in particolare dopo casi mediaticamente più presenti su giornali e tv. Nel 2009 il Carroccio avviò una raccolta firme per una proposta di legge, poi finita nel nulla, mentre nel 2019 durante la discussione del “Codice rosso”, legge che introdusse modifiche nella gestione dei casi di violenza di genere, sia Lega che Fratelli d’Italia presentarono un emendamento sulla castrazione chimica, poi respinto.
Il problema con la castrazione chimica, come fatto notare da associazioni, medici ma anche giuristi, è che il metodo proposto dalla Lega è di fatto inefficace rispetto allo scopo per cui viene proposto: inibire il desiderio sessuale non risolve un comportamento sessuale violento o comunque non consono.
La posizione di Nordio sulla castrazione chimica
C’è poi la questione giuridica. Critiche che arrivarono anche dall’attuale ministro della Giustizia Carlo Nordio, in un articolo pubblicato nel 2019 sul Messaggero, di cui era opinionista. Parlando della proposta di legge fatta all’epoca dal Carroccio, ovvero la castrazione “opzionale” per il condannato, Nordio evidenziò un problema evidente: accettarla sarebbe stata un’alternativa al carcere.
Ma questo, scriveva Nordio, avrebbe sovvertito “completamente la struttura del nostro codice e della Costituzione”, dove si parla di funzione rieducativa e retributiva del carcere. Come faceva notare l’attuale Guardasigilli, attribuire alla castrazione chimica una funzione retributiva significherebbe tornare “alla vecchia pena corporale”, mentre per quanto riguarda la funzione rieducativa questa si fonda “sul libero convincimento, non sull’effetto materiale di qualche molecola”.