La sentenza del Tribunale di Salerno
La nave Geo Barents va dissequestrata, la sentenza del tribunale di Salerno
La sentenza richiama il “diritto di esercitare l’attività di soccorso in mare, il perseguimento di obiettivi umanitari di indubbio valore in ossequio al sistema dei valori costituzionali e del diritto internazionale consuetudinario cui l’Italia aderisce (art. 117 Cost) e che è chiamata altresì a promuovere”
Cronaca - di Angela Nocioni
Prima o poi qualche giudice si deciderà a sollevare la questione di legittimità costituzionale delle norme del decreto Piantedosi. E a leggere la sentenza firmata ieri dal giudice Cesare Taraschi della prima sezione civile del Tribunale di Salerno sembrerebbe arrivata l’ora. Il tribunale ha ordinato l’immediata liberazione della Geo Barents, la nave di soccorso di Medici senza frontiere, sequestrata in porto dalle autorità italiane il 26 agosto in porto dopo aver sbarcato 191 naufraghi. Il giudice ha accettato ieri “inaudita altera parte” il ricorso urgente presentato dagli avvocati di Msf.
Per la Geo Barents si è trattato del terzo fermo (dopo il quale si rischia la confisca della nave). E’ stato questo il ventitreesimo caso di nave di salvataggio detenuta dopo un soccorso attraverso l’applicazione del decreto Piantedosi. L’imputazione era spudorata: aver messo in pericolo la vita dei naufraghi e non aver rispettato le indicazioni della Guardia costiera libica, cioè di una banda di miliziani che vivono del traffico di migranti e dei nostri soldi. La Geo Barents ha salvato 191 naufraghi il 23 agosto, 191 persone che ora sono vive soltanto perché quell’equipaggio le ha prese a bordo prima che gli assassini della Guardia costiera libica le catturassero in mezzo al mare e le portassero nei centri di detenzione dai quali si esce soltanto pagando i miliziani se si sopravvive a stupri quotidiani, torture e violenze descritte in numerosi report dell’Onu e da chiunque sia uscito vivo da quelle celle.
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L’Italia ha accusato l’equipaggio di aver messo a rischio la vita delle persone che ha salvato. Denuncia costruita sulle informazioni fornite dalla Guardia costiera libica. “Nel cuore della notte – aveva raccontato subito dopo l’arrivo Riccardo Gatti, responsabile del gruppo dei soccorritori – abbiamo visto persone che saltavano da una barca in vetroresina, che cadevano o venivano spinte in acqua. Non avevamo altra scelta se non quella di tirare fuori dall’acqua le persone il più velocemente possibile. C’era un pericolo imminente che annegassero o si perdessero nel buio della notte”. Il tribunale di Salerno accettando il ricorso ha scritto che il fermo “appare sostenuto da un fumus di fondatezza”. Ha rilevato che “dalla documentazione in atti e dai video registrati dai soccorritori sembra emergere che la nave, senza contribuire a creare alcuna situazione di pericolo reale a bordo, era impegnata in improcrastinabili operazioni di soccorso di naufraghi e che di tale attività era stata preventivamente informata la competente Guardia costiera libica la quale si sarebbe limitata a chiedere alla Geo Barents di abbandonare l’area di soccorso senza invece fornire indicazioni in ordine alle modalità di svolgimento delle operazioni di salvataggio”.
Nella sentenza compare un principio già ribadito da altri giudici che hanno annullato altri fermi: la lesione del diritto della nave di soccorso a esercitare la sua attività di soccorso. Nota il tribunale che “sussiste anche il pericolo imminente di un danno grave e irreparabile in quanto il perdurare della misura di fermo amministrativo è suscettibile di pregiudicare in modo irreversibile il diritto da parte della Geo Barents di esercitare la propria attività di soccorso in mare in cui si realizzano le sue finalità sociali trattandosi di attività che implica il perseguimento di obiettivi umanitari di indubbio valore “ex se” in ossequio al sistema dei valori costituzionali e del diritto internazionale consuetudinario cui l’Italia aderisce (art. 117 Cost) e che è chiamata altresì a promuovere”. Dice Dario Belluccio, uno degli avvocati che hanno firmato il ricorso: “E’ stata una decisione molto tempestiva e attenta. Mi auguro verrà confermata con la sentenza definitiva perché abbiamo potuto fornire molte prove sulla corretta gestione del caso da parte della Geo Barents e sul rispetto delle norme in materia di salvataggio in mare”.