D'accordo con medici e difensori
“Renato Vallanzasca è malato, basta carcere”, dopo 52 anni la richiesta del Pg di Milano
“Soffre di demenza, non percepisce il senso della pena”. Dopo 52 anni di galera, chiesto il trasferimento in Rsa. Presto la decisione, ma il sì del tribunale appare scontato
Cronaca - di Frank Cimini
Insomma, sarebbe proprio giunta l’ora di finire di torturare Renato Vallanzasca dopo 52 anni di carcere. Il segnale molto chiaro arriva dal sostituto procuratore generale di Milano, Giuseppe Di Benedetto, che, davanti al tribunale di Sorveglianza, ha sposato la tesi dei difensori dell’ex re della Comasina: “Vallanzasca è malato, basta carcere”. Ai giudici il Pg chiede, associandosi al parere di avvocati e medici, il differimento della pena. Vallanzasca era presente in udienza accompagnato dal suo “angelo custode”.
Vallanzasca è ammalato di demenza
Secondo il magistrato della procura generale risulta accertata “la condizione di demenza e la sua conclamata incompatibilità con il carcere”. Vallanzasca da tempo è aiutato da due compagni di cella che lo assistono perché non risulta autosufficiente. Vanno modificate le condizioni di detenzione con un trasferimento nella struttura veneta che ha dato disponibilità ad accoglierlo per il tempo che verrà indicato dai giudici. Da gennaio dell’anno scorso erano iniziati i segnali di decadimento cognitivo che hanno portato gli avvocati difensori, Corrado Limentani e Paolo Muzzi, a rinnovare la richiesta di differire la pena. Vallanzasca da solo riesce a fare quasi niente, neanche ad esprimere un ragionamento compiuto. Si tratta chiaramente di una condizione incompatibile con il carcere che non è attrezzato a occuparsi di persone in quello stato. “Vallanzasca non è più in grado di percepire neppure la finalità della reclusione”, ha spiegato il Pg. E neanche il senso della pena.
Vallanzasca sarà trasferito in una struttura differente dal carcere
Gli avvocati hanno ricordato gli sforzi straordinari sostenuti dal carcere per gestire l’ex bandito. È proprio la detenzione che ha rappresentato un fattore peggiorativo delle sue condizioni cliniche, secondo quanto è stato certificato da più medici. “Una spirale verso il basso” è la drammatica sintesi. Una decina di giorni fa la difesa ha avuto il sì all’accoglienza da parte di una struttura in provincia di Padova che si occupa di persone affette da Alzheimer e rassicurazioni dalla vicina caserma dei carabinieri che può effettuare controlli. Secondo gli avvocati quella prospettata è l’unica alternativa al carcere. Vallanzasca non può essere considerato pericoloso, ha già usufruito di permessi premio e non ha alcun collegamento con la criminalità esterna. Vallanzasca ha assistito all’udienza in silenzio. Un volontario gli teneva la mano sulla spalla. La decisione del tribunale di Sorveglianza arriverà nei prossimi giorni ma non ci dovrebbero essere dubbi sull’esito. Mantenerlo ancora in carcere sarebbe una ingiustizia feroce, una tortura.