Parla l'avvocato Steccanella

Ecco perché Fioravanti, Mambro e Ciavardini sono innocenti: “La sentenza è illogica, non sta in piedi”

Interviste - di Ugo Maria Tassinari

8 Agosto 2023 alle 21:00 - Ultimo agg. 9 Agosto 2023 alle 10:15

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Ecco perché Fioravanti, Mambro e Ciavardini sono innocenti: “La sentenza è illogica, non sta in piedi”

Marcello De Angelis ha parlato a titolo personale, mosso da una storia familiare che lo ha segnato profondamente e nella quale ha perso affetti importanti”. Il presidente della Regione Lazio Francesco Rocca ha così motivato il no alla richiesta di dimissioni avanzata dal leader del Pd, Eddy Schlein. Il responsabile della comunicazione istituzionale della Regione Lazio – che l’altro giorno, in un post su Facebook, si era dichiarato certo dell’innocenza di Fioravani, Mambro e Ciavardini per la strage di Bologna 1980 – resta al suo posto: “essendo il dialogo il faro del mio operato, valuterò con attenzione nei prossimi giorni il da farsi, solo dopo averlo incontrato”.

Su questa essenziale questione di libertà – il diritto di criticare la verità storica di una sentenza senza rischiare il posto di lavoro – abbiamo sentito un avvocato, Davide Steccanella, difensore di terroristi (Cesare Battisti) e grandi banditi (Renato Vallanzasca) ma anche autore di importanti testi storici sulla lotta armata e i movimenti rivoluzionari.

L’Italia è uno strano Paese – osserva Steccanella – dove può accadere che nei confronti delle sentenze passate in giudicato sui due fatti più signifi cativi del decennio dei ’70 (Moro e strage di Bologna) vi sia diffuso scetticismo su quelle che ci hanno azzeccato (il primo fatto) e non su quelle (il secondo fatto) che invece non convincono per nulla. La sentenza “base” definitiva su Bologna è quella della Cassazione a Sezioni Unite del 23 novembre 1995 che ha condannato Mambro e Fioravanti. Sia in questo iter processuale sia nel successivo contro il minorenne Ciavardini c’è stata assoluzione in un grado di giudizio. Già questo iter altalenante di decisioni opposte da parte di diverse Corti di Assise, sulla cui “ragionevolezza” non è dato di dubitare, pare incrinare quel principio cardine di assenza di dubbio alcuno per pervenire a condanna che sorregge l’articolo 533 del codice di rito”.

In molti, anche a sinistra, sono convinti che la storia dei Nar, pur feroce e sanguinosa, sia incompatibile con lo stragismo.
Infatti. Il “problema” è che i militanti NAR erano certamente di provenienza romano-fascista, ma poi il loro spontaneismo armato con cui si muoverà la loro (limitata) organizzazione non aveva nulla a che vedere con trame nere o con lo stragismo di Stato e di poteri occulti che hanno insanguinato per anni, impuniti, il nostro paese. La loro condanna (palesemente sbagliata perché basata su motivazioni illogiche e prive di alcun serio supporto probatorio) che in tanti oggi difendono, Mattarella per primo, non rende affatto di “matrice fascista” la strage di Bologna. Basterebbe leggere la storia del NAR… Sia chiaro che non li difendo: di omicidi orrendi ne hanno commessi a iosa, però le “verità di comodo” mi hanno sempre infastidito, preferisco arrivarci (magari sbagliando) con la mia testa.

Può provare a spiegare in estrema sintesi perché le condanne non “funzionano”?
Cominciamo col dire che: 1) manca totalmente l’individuazione di un movente attribuibile ai due, 2) la bomba si pone in totale contrasto con l’intera storia militare (accertata) precedente dei NAR e con quella successiva. 3) si tratterebbe dell’unica azione dei NAR non nota neppure al principale pentito (tra i tanti) di quell’organizzazione (Cristiano Fioravanti), il quale, pur avendo raccontato ogni frammento della sua militanza nel gruppo armato del fratello, su questa vicenda ha sempre smentito vi sia stato alcun coinvolgimento. Venendo più nel dettaglio alla sentenza Marvulli, si legge testuale che la condanna poggia su 4 prove: 1) le dichiarazioni di Massimo Sparti; 2) il movente dell’omicidio di Francesco Mangiameli; 3) l’annullamento di un appuntamento a Venezia il giorno prima da parte di Luigi Ciavardini; 4) la scarsa attendibilità dell’alibi offerto dagli imputati. Bene, ciascuno e tutti e quattro questi elementi sono inconsistenti, non collegati tra loro e contraddittori.

In conclusione…
Va ricordato che nessun elemento collega i due condannati all’ordigno, non si sa dove lo avrebbero preso e da chi e in nessuno dei tanti ritrovamenti di basi e armamentario NAR si sono trovate tracce analoghe a quell’arma micidiale che sarebbe quindi stata usata per la prima e unica volta e solo quel giorno, facendo sempre tutto da soli Mambro, Fioravanti e un minorenne.

Quindi è legittimo criticare quella sentenza?
Sono un avvocato per cui rispetto il valore delle sentenze ma ritengo legittimo diritto di ogni cittadino quello di commentare le motivazioni pubbliche di condanne per episodi di straordinaria gravità che hanno contrassegnato la storia del nostro paese senza per questo dovere essere messi alla gogna e tanto meno accusati di simpatie fi lo fasciste. Il nostro ordinamento democratico prevede appunto che il giudice dia conto in motivazione delle ragioni per le quali un imputato è stato ritenuto colpevole di un certo fatto e la lettura delle varie sentenze che si sono succedute per la strage di Bologna non mi ha mai convinto per vari motivi che ho cercato più volte di spiegare. Come ha ricordato di recente anche Sergio D’Elia ci sono state nella storia anche condanne ingiuste perché la giustizia è amministrata dagli uomini che sono per defi nizione fallibili.

8 Agosto 2023

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