Aveva 68 anni
È morto Ernesto Franco: lo scrittore e direttore generale che ha rilanciato la nuova Einaudi
Arrivato alla casa nel 1991, divenne direttore editoriale nel 1998 e direttore generale nel 2011. Narratore, poeta, traduttore della grande letteratura ispanoamericana
Cultura - di Redazione Web
Ernesto Franco è stato editore e scrittore, una delle personalità più influenti e competenti nell’ambiente dei libri in Italia. È morto a 68 anni, era malato da tempo. Erede dei grandi nomi della letteratura che hanno lavorato a Einaudi: come Cesare Pavese, Natalia Ginzburg, Beppe Fenoglio e Italo Calvino. E con alcuni di questi aveva avuto in comune anche la traduzione: soprattutto di grandi scrittori di lingua spagnola come Julio Cortázar e Octavio Paz, sognava di tradurre ancora una volta il Don Chisciotte di Miguel de Cervantes. Era studioso della letteratura sudamericana. “Pensiero e sentimento. Un binomio che ben rappresenta la sua figura di intellettuale, quella professionale e quella dell’amico”, si legge nel ricordo della casa editrice.
Franco era nato a Genova nel 1956. Aveva cominciato nell’editoria per la casa editrice Marietti. Divenne direttore di Garzanti prima di passare a Einaudi nel 1991, come editor della saggistica. Dal 1998 divenne direttore editoriale: il più longevo direttore editoriale nella storia della casa. Affrontò un periodo difficile della casa editrice, che nel 1994 era stata comprata dal Gruppo Mondadori del leader di Forza Italia Silvio Berlusconi. Si occupò del catalogo, valorizzato e rilanciato sia nella saggistica che nella narrativa italiana e straniera, e di rimettere al centro l’identità del marchio Einaudi.
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La casa arrivò a mettere insieme autori come Yehoshua, McEwan e Ishiguro a Saramago, Grass, Pamuk, Coetzee, Munro, Modiano, Vargas Llosa, DeLillo, Javier Marías e Philip Roth. E ancora Cormac McCarthy, David Foster Wallace, tutta una serie di Premi Nobel e tutta una serie di Premi Strega. Franco rilanciò la collana storica degli “Struzzi” e se ne inventò anche altre due nuove: “Einaudi Contemporanea” e le “Vele”. Altro progetto mastodontico fu quello de Il Romanzo, guida critica collettiva e compendio in cinque tomi diretta da Franco Moretti sul genere letterario. Fu anche poeta, con la raccolta Donna Cometa.
Dal 2011 divenne direttore generale della casa editrice. “Un destino straziante e beffardo ha fatto sì che Ernesto Franco se ne sia andato per la stessa malattia che si era portata via la moglie Irene, anche lei cara a molti autori einaudiani e a tutti i colleghi della casa editrice”, si legge nel ricordo di Einaudi sui social. “Quello di Ernesto è stato un ciclo editoriale lungo e felice. Entrato in Einaudi nel 1991 come editor della saggistica, per poi andare a dirigere le collane letterarie, dal 1998 ha assunto il ruolo di direttore editoriale e, negli ultimi anni, anche quello di direttore generale”.
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“Il suo sapiente equilibrio di timoniere ha portato l’Einaudi in territori in cui non si era mai avventurata, ma senza mai dimenticare la sua storia e la sua tradizione. Ma in realtà, prima ancora che nei sempre accorti indirizzi editoriali, i suoi meriti maggiori stanno in un altro ambito: e cioè nell’aver saputo creare un clima di grande armonia nella redazione. Con la sua autorità naturale, con la sua amicizia, con la capacità di ascolto e di valutare i talenti piccoli o grandi di tutti, con l’allegria e l’ironia nei momenti giusti”.
“Naturalmente aveva il suo bagaglio di competenze forti: la letteratura spagnola e ispano-americana, aveva il ‘suo’ Cortazar e il ‘suo’ Octavio Paz, e Borges e Arlt e Onetti e Ernesto Sabato. E il Chisciotte, che sognava di avere il tempo di ritradurre, ma non l’ha avuto. Forse proprio dalla narrativa sudamericana, oltre che da Calvino e dall’amico Del Giudice, derivava la sua vena di scrittore. I suoi libri Isolario, Vite senza fine e Storie fantastiche di isole vere rappresentano la sua idea di letteratura, a metà tra fantasia e malinconia, capace di sfiorare gli enigmi della vita ma anche di toccare il cuore del lettore”. Con la moglie Irene Babboni, morta nel 2017, aveva avuto due figli. Provato dalla malattia, negli ultimi tempi aveva lasciato la direzione a Paola Gallo.