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Sinner dopo la vittoria a US Open: “Il tennis non è la vita, non sono perfetto e mai lo sarò”
"Vorrei spendere più tempo con le persone che amo però la vita non è sempre perfetta, purtroppo. Vorrei finire la carriera senza rimpianti, voglio potermi dire: hai dato tutto"
News - di Redazione Web
Jannik Sinner ha festeggiato la vittoria all’Open USA – il secondo torneo del grande Slam vinto in un anno dopo l’Australian Open a inizio 2024 – con la fidanzata Anna Kalinskaya, il suo team e un hamburger. “A New York è stato più difficile per le circostanze pre-torneo. La pressione qui era maggiore che in Australia, e sono contento di come l’ho gestita”. Ancora nella mente la vicenda Clostebol, che l’ha visto prosciolto dalle accuse di doping. Ha parlato di tutto questo in un’intervista a Il Corriere della Sera.
Tornerà a casa sua, in Alto Adige, dai genitori e dalla zia malata cui ha dedicato la vittoria a Flushing Meadows. “La dedica mi è venuta al momento: non sono uno che si prepara i discorsi, sono piuttosto istintivo. La zia era — cioè — è una persona molto importante per me. Da piccolo i miei lavoravano tutto il giorno e io trascorrevo molto tempo con mia zia: mi accompagnava alle gare di sci, passavamo l’estate insieme. Sono cose che mi fanno vedere lo sport in modo diverso: il tennis non è la vita. Non solo. Vorrei spendere più tempo con le persone che amo però la vita non è sempre perfetta, purtroppo”.
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Dice di essere ancora sorpreso da quello che sta costruendo, a 23 anni. Ha risolto la pratica Fritz in tre set. “Non sono un tennista perfetto, e mai lo sarò. Avevo delle mancanze fisiche: ho cercato di compensarle in palestra. Per me la cosa importante è giocare a tennis, riposare bene, lavorare per migliorarmi. Vorrei finire la carriera senza rimpianti, voglio potermi dire: hai fatto tutto il possibile, hai dato tutto. I risultati, in fondo, sono la conseguenza dell’impegno che metti in allenamento”.
Si è mostrato cauto nel parlare della sua rivalità con Carlos Alcáraz, il tennista spagnolo terzo nel ranking che lo ha battuto a Roland Garros, in Francia: “Aspettiamo a dire che è iniziata l’era dei Big Two: una stagione non basta. Sono contento di fare parte di questo potenziale chissà-cosa ma non puoi mai sapere cosa succede, ci sono tanti giocatori che possono fare bene”. Ha riconosciuto che comunque si migliorano a vicenda, come nelle grandi rivalità dello sport mondiale di tutti i tempi.