Paese nel caos
Gonzales vola in Spagna, asilo politico all’oppositore di Maduro: in Venezuela crisi diplomatica con Brasile e Argentina
Edmundo Gonzalez Urrutia in Spagna, i suoi alleati rifugiati nell’ambasciata argentina di Caracas. È la situazione in cui versa l’opposizione in Venezuela.
L’ex candidato alle elezioni di luglio, vinte dal presidente uscente Nicolas Maduro tra accuse di brogli e un controllo sempre più repressivo dell’opposizione, ha ottenuto dal governo spagnolo esilio politico nel Paese iberico.
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L’ex ambasciatore, 75 anni, deve far fronte ad un mandato d’arresto emesso a inizio settembre da un tribunale venezuelano: le accuse, politicamente motivate da giudici vicini al regime di Maduro, sono di associazione terroristica, sabotaggio e falsificazione di documenti ufficiali.
Si tratta di accuse derivanti dalle denunce di González Urrutia contro il regime di Maduro di aver commesso brogli alle presidenziali: per l’opposizione il presidente ha perso nelle urne di luglio, con la coalizione delle opposizioni che avrebbe ottenuto il 70 per cento dei consensi. I risultati ufficiali comunicati dal Consiglio elettorale nazionale in seguito alle elezioni dicono altro: Maduro avrebbe ottenuto il 51,2 per contro il 44 per cento di Gonzales Urrutia.
L’asilo politico in Spagna per Gonzales
Alla luce delle pesanti accuse nei suoi confronti, Gonzales Urrutia sarebbe finito in carcere per lungo tempo: per questo l’ex ambasciatore non si era presentato alle udienze convocate in seguito alle accuse e si era rifiutato di parlare con la procura, contestando la mancanza di indipendenza del sistema giudiziario e “scomparendo dai radar” per evitare l’arresto.
Si era poi mosso a livello diplomatico con la Spagna per ottenere l’asilo politico: il ministro degli Esteri spagnolo, il socialista, José Manuel Albares, ha confermato che Gonzalez Urrutia ha lasciato il Venezuela a bordo di un aereo spagnolo ma ha negato che il governo di Maduro sia stato coinvolto nell’operazione e ha precisato che la Spagna non riconosce la “presunta vittoria” alle elezioni.
L’opposizione sotto assedio nell’ambasciata argentina
Ben diversa la situazione in Venezuela. Per tre giorni, da venerdì sera, uomini armati della polizia hanno circondato l’ambasciata argentina di Caracas, dove da mesi sono rifugiati sei dirigenti dell’opposizione.
Da marzo nella sede diplomatica argentina vivono sei collaboratori di Maria Corina Machado, quella che in un primo momento doveva essere la candidata del fronte opposto a Maduro, poi esclusa dalle presidenziali con una sentenza molto contestata.
Polizia e servizi segreti venezuelani per spingere i sei ad uscire avevano anche interrotto la fornitura di energia elettrica, senza però ottenere nulla: domenica la polizia ha quindi lasciato l’area. L’ambasciata argentina è al momento gestita da personale brasiliano: a fine luglio i diplomatici argentini erano stati espulsi dal Venezuela per le critiche del governo Milei a Maduro.
Domenica il regime di Caracas ha revocato la gestione brasiliana dell’ambasciata, accusando i sei oppositori politici che da marzo sono rifugiati all’interno dell’ambasciata di star portando avanti “attività terroristiche e piani per uccidere” il presidente Maduro: il presidente brasiliano Lula si è opposto chiarendo che il Venezuela non ha il diritto di fare una cosa del genere.