Il decreto carceri
Balle e acqua fresca: il vademecum del Dap, tenere a bada i detenuti con la disinformazione
Nelle sale comuni delle prigioni saranno affisse spiegazioni del dl carceri appena approvato che contengono informazioni ingannevoli e scorrette
Giustizia - di Angela Stella
“Pubblicità ingannevole”, “disonestà allarmante”, “venditori di cocomeri e meloni”, “diffusione della propaganda di regime”, “cortina di fumo”: sono solo alcuni dei commenti circolati nelle chat e sui social da parte degli operatori che gravitano nel mondo carcerario, in merito al “vademecum relativo alla riforma ex dl 92/2024” inviato dal dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria ai Provveditori regionali e ai Direttori degli istituti. L’obiettivo ha del paradossale: trasmettere ai detenuti, affiggendole nelle sale comuni, le “novità che migliorano la condizione detentiva”. E poi segue elenco: sei telefonate al mese invece che quattro, conoscenza immediata della riduzione della pena in fase di ordine di esecuzione, riduzione automatica di 45 giorni di pena ogni sei mesi senza fare istanza al magistrato, più detenzione domiciliare e più affidamento in prova.
Il testo, nei prossimi giorni, sarà anche tradotto in altre lingue – inglese, francese, arabo – per i reclusi stranieri. Così ha stigmatizzato il garante dei Diritti delle persone private della libertà personale del Lazio, Stefano Anastasia: “Il decreto Nordio secondo il Dap: una cortina di fumo con qualche vera e propria disinformazione, tipo quell’avverbio “automaticamente” nella concessione della liberazione anticipata ripetuto per ben due volte, a coprire valutazioni della “partecipazione all’opera rieducativa” che restano discrezionali e che sarà più difficile fare ad anni di distanza, come il decreto prevede”. A puntare il dito contro il documento definito “fuorviante” e “scritto male” c’è pure l’Organizzazione sindacale autonoma Polizia penitenziaria. «Si afferma erroneamente che ogni volta che un detenuto presenta un’istanza ha diritto ai giorni di liberazione anticipata. Questa è una dichiarazione non solo falsa, ma anche pericolosamente fuorviante», dice il segretario Leo Beneduci, il quale sottolinea «un macroscopico errore che un dipartimento del ministero della Giustizia non può permettersi». E conclude: «il vademecum non è solo un documento mal scritto, ma è il simbolo di un sistema che ha perso la bussola, è il riflesso di un’amministrazione che naviga a vista, incapace di comprendere le proprie leggi, figuriamoci di applicarle con giustizia ed equità».
Fonti interne al Dap ci spiegano come la logica sottesa all’iniziativa sia chiara: spiegare ai detenuti le norme introdotte dal dl carceri da poco approvato. Tuttavia, si è consapevoli che la riuscita sarà opinabile. E il motivo è semplice: i detenuti, che di certo non sono soggetti che si lasciano ingannare facilmente, sanno benissimo che il decreto è una scatola vuota. In un momento in cui nelle carceri stanno patendo letteralmente l’inferno, dato dalle alte temperature, non possono fare attività trattamentali perché tutti in ferie, sentono il rischio dei suicidi dei loro compagni, sono stipati in cella come animali, e leggere quel vademecum significa prendere consapevolezza che non ci sarà alcuna speranza per loro di poter uscire prima o di veder migliorata la loro quotidianità. Loro si aspettavano l’approvazione della pdl Giachetti, non potendo ambire con questo governo e con questa maggioranza al diritto di amnistia e indulto, ma certamente non di un decreto rinominato “carceri sicure”.
Il vademecum, poi, fa il paio con quello che sarebbe avvenuto qualche giorno dopo la riunione al Dap con le articolazioni territoriali dell’amministrazione (direttori, provveditori, comandanti) che sarebbero stati invitati a dare una rappresentazione edulcorata del decreto. Il Dap, che in questo modo sembra trasformarsi in un imbonitore di merce scadente, è però consapevole che questo potrebbe non bastare per stemperare le tensioni già presenti. Lo dimostra il fatto che, come vi abbiamo raccontato solo qualche giorno fa, la responsabile dell’unità di crisi del Dap, ha invitato tutti i direttori ad individuare “adeguata collocazione in zone prossime ai settori detentivi” delle attrezzature individuali di protezione degli agenti, ed inoltre un provveditore ha sollecitato a tenere alta l’attenzione “circa possibili stati di tensione fra la popolazione ristretta, connessi alle decisioni politiche assunte in sede di conversione del decreto numero 92/2024”.