Lo sprofondo dei Cinque stelle
Movimento 5 Stelle spaccato, la rivolta dei grillini contro Conte e il rischio scissione
Con Beppe Grillo, ormai capo dell’opposizione interna ai Cinque stelle, escono allo scoperto 11 ex parlamentari in una lettera furiosa contro Conte
Politica - di David Romoli
La scissione del M5S è nell’ordine delle cose. O meglio lo sarebbe se il M5S esistesse ancora. La spaccatura nel Movimento che per un decennio ha condizionato la politica italiana e che appena sei anni fa aveva stravinto le elezioni politiche dopo aver spopolato un po’ ovunque nei comuni maggiori è verticale, profondissima, non recuperabile. Il capo dell’opposizione al leader in carica, Giuseppe Conte, non è uno qualsiasi ma il fondatore, guru, ex padre padrone del Movimento, Beppe Grillo in persona. Non è solo. Ieri 11 ex parlamentari sono usciti allo scoperto, hanno firmato una lettera che definirla violentissima è ancora poco. Lo hanno fatto, scrivono, solo “per contribuire a ripristinare la verità storica, fattuale e poi anche politica”, o meglio per ricordarla agli “smemorati di Collegno senza arte né parte” che dovrebbero “dimostrare rispetto a gratitudine” a Grillo e alla memoria di Gianroberto Casaleggio, “il visionario mite e determinato purtroppo scomparso prematuramente”.
Nel mirino c’è Conte e il fuoco è ad alzo zero: “Come può un leader che ha guidato il Movimento dal 33,7% al 9,99% non assumersi minimamente la colpa di questo tracollo. Sembra di sentirlo: Sono tutti responsabili tranne me!”. Gli 11 sparano su Conte come leader ma anche sulla sua visione del Movimento che “è stato completamente stravolto. Il cambiamento è necessario ma lo stravolgimento senza valutarne gli effetti e rispettare identità e storia di chi sta cambiando è spesso pur caos e protagonismo narcisista”. Il nocciolo è secco e, appunto, non lascerebbe alternative alla scissione: “La crisi di consenso non deriva dalla mancanza di cambiamento. Al contrario il Movimento è cambiato radicalmente negli ultimi anni, tanto da assomigliare molto a ciò che doveva combattere”. Chi sono gli undici insorti? Alcuni sono nomi che per un certo periodo hanno avuto parecchio peso nel M5S, come Nicola Morra e Elio Lanutti e l’ex sottosegretario Alessio Villarosa.
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Ma sono tutti per lo più espulsi proprio per non aver votato quella fiducia al governo Draghi che, secondo Conte, è all’origine di tutti i guai del Movimento e che, sempre nella versione dell’attuale leader, fu imposta da Grillo contro il suo parere. Ricostruzione che peraltro i firmatari smentiscono ricordando la risposta dello stesso Conte a chi protestava contro quella scelta: “Se fossi iscritto a Rousseau voterei per la fiducia a Draghi”. Il collegio di garanzia del Senato, peraltro, aveva considerato ingiustificata l’espulsione e ordinato il reintegro dei senatori espulsi e la missiva al tritolo non manca di ricordarlo: “Perché nessuno ha dato seguito a quella sentenza?”. Ma gli estremi per una scissione ci sarebbero se il Movimento non fosse già affondato alla fine della scorsa legislatura e i naufraghi, quelli sopravvissuti, si sono aggrappati all’unica zattera disponibile, fingendo che fosse ancora il vascello inabissatosi. Quella zattera era Giuseppe Conte e lo è ancora. L’affondo di Grillo di alcuni giorni fa non ha eco nel partito di Conte, quale è il M5S post naufragio. Martedì sera il nuovo capo ha incontrato i gruppi parlamentari, ha magnificato l’Assemblea costituente contro la quale si era scagliato Grillo e che invece “va anche oltre la democrazia diretta perché gli iscritti potranno mettere in discussione anche le strutture di vertice e il sottoscritto”.
Fa una certa impressione sentir parlare di un normalissimo percorso democratico come se fosse la trovata del secolo, quanto di più rivoluzionario si possa concepire. Ma è anche vero che nel concreto i 5S con la democrazia hanno sempre avuto molto poco a che spartire. In ogni caso, nessuno ha ripreso e rilanciato l’attacco di Grillo. La governatrice della Sardegna Todde ha al contrario espresso totale sostegno a Conte: “Mi auguro che guidi ancora a lungo il Movimento e io sarò al suo fianco, ma è giusto rinviare queste riflessioni a dopo la Costituente”. Ieri Conte ha avuto un lungo colloquio, sui divani di Montecitorio, con Elly Schlein e poi con Fratoianni e in un secondo momento anche Bonelli. Ma le divisioni interne e la guerra sotterranea con Grillo erano l’ultimo dei suoi problemi. Si parlava invece di Liguria e dei dubbi dei 5S sulla candidatura Orlando. E tuttavia una scomunica fragorosa e clamorosa da parte di Grillo potrebbe innescare, se non una vera scissione, un esodo di parte dell’elettorato, quel tanto da ridimensionare ulteriormente forza e peso del Movimento. Ma per questo sarebbe necessaria una discesa in campo aperta e determinata del comico contro il nuovo leader: per ora sembra non aver ancora deciso se arrivare a tanto o no.