Altro che spirito olimpico
Imane Khelif e Angela Carini, la vergogna delle offese alla pugile algerina e degli attacchi all’atleta italiana
Un incontro di pugilato diventato occasione per spargere pregiudizi e discriminazioni, caricando di pressioni la boxer italiana Angela Carini (che ha subito gravi insulti sui social) e crocifiggendo la giovane nord africana. Una becera speculazione politico-mediatica che non ha avuto nulla a che vedere con lo sport. Al netto di possibili discussioni nel disporre regole comuni e condivise per gli sportivi che partecipano ai Giochi
Editoriali - di Andrea Aversa
Le abbiamo lette e sentite di tutti i colori. Come spesso accade per eventi del genere, non sono le cose importanti ad avere il giusto spazio mediatico. A regnare nell’agenda di stampa ed opinione pubblica sono i temi che più stimolano la morbosità delle persone. Quelli attraverso i quali è possibile far diventare le persone imputati di un finto processo. Così è accaduto e sta accadendo per le Olimpiadi 2024 di Parigi. Per alcuni non sono stati lo sport e i risultati da raggiungere gli argomenti principali della manifestazione. Ma, ad esempio, giudicare una giovane atleta per le sue dichiarazioni dopo la delusione di un quarto posto (podio perso per un solo centesimo di secondo!) oppure, spargere offese e attacchi nei confronti di due pugili.
I pregiudizi e i giudizi alle Olimpiadi di Parigi 2024
La prima a finire al centro della gogna è stata Benedetta Pilato. A soli 19 anni ha ‘osato’ dire, con la voce impastata da delusione, emozione e commozione, che nonostante il quarto posto raggiunto in vasca, era soddisfatta del suo percorso sportivo. Apriti cielo, i sapientoni dei social e della tv non ci hanno più visto e hanno iniziato subito a pontificare, “ma come, ha perso ed è contenta?“. Come se un quarto posto a un’Olimpiade fosse una cosa disonorevole. Ed è stato ancora più spiacevole che tale affondo sia arrivato da chi i Giochi Olimpici li ha disputati. Con il pugilato, invece, abbiamo raggiunto l’apoteosi del degrado che ormai caratterizza da tempo il dibattito pubblico.
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Da Benedetta Pilato a Imane Khelif e Angela Carini
Stiamo parlando della vicenda che ha visto protagoniste le pugili Imane Khelif e Angela Carini. Le polemiche che hanno accompagnato il loro incontro, durato circa 40 secondi per il ritiro dell’atleta italiana, sono durate due settimane: hanno introdotto la sfida e poi l’anno commentata, regalandoci 15 giorni di discussioni. Il tutto incentrato, non sulle prestazioni delle due sportive ma sulla sessualità e sul genere della ragazza algerina e sull’orgoglio e l’onore della giovane azzurra. Alla prima sono state rivolte offese vergognose, alla seconda degli attacchi a mezzo social ingiustificati.
La speculazione mediatico politica tra propaganda, offese e discriminazioni
La figura peggiore l’hanno fatta i media e gran parte dei politici, soprattutto di destra, che hanno speculato in modo becero sulla questione. Hanno sfruttato l’immagine della sconfitta Carini per fare propaganda e attaccare in modo discriminatorio Khelif. È stata fatta una pressione su entrambe le pugili motivata da principi ideologici degni del medioevo. Le cose sono molto semplici: per il Cio (il Comitato Olimpico Internazionale) Khelif, una donna (chiariamolo una volta e per sempre, non di certo una trans come tanti esponenti delle istituzioni italiane hanno detto in tono dispregiativo), poteva combattere. Lo sapeva il mondo intero, prima che le Olimpiadi iniziassero, quindi l’unica cosa da fare era accettarlo e combattere il match.
Regole comuni e condivise
Questo non vuol dire offendere una giovane perché ha un livello di testosterone elevato o attaccare una ragazza perché si è ritirata. E invece è accaduto tutto ciò, una vergogna che ha alimentato un clima di odio. È lecito voler aprire un dibattito sulle regole interne al Cio, affinché siano allo stesso tempo inclusive e uguali per tutti. Soprattutto alla luce dei tanti cambiamenti sociali e culturali che ci sono anche rispetto a temi delicatissimi come quelli della sessualità e dell’identità di genere. Ma va fatto prima o dopo le Olimpiadi. Quando si deve salire sopra un ring bisogna farlo e affrontare il match, con tutte le conseguenza che questo comporta. Poi si applaudono entrambe le atlete, quella che ha vinto e quella che ha perso, facendo a tutte e due i complimenti. Perché come gli altri uomini e donne che sono a Parigi per i Giochi Olimpici, Khelif, Carini (e Pilato), hanno fatto enormi sacrifici per esserci. E per questo meritano rispetto a prescindere.