Lo scambio storico
Chi sono i prigionieri coinvolti nello scambio tra Stati Uniti e Russia: i retroscena sulle trattative segrete
Esteri - di Carmine Di Niro
Una trattativa di portata storica, uno scambio di prigionieri come non si vedeva dai tempi della Guerra Fredda, anche se l’attuale situazione tra Stati Uniti, Occidente e Russia per certi versi la ricorda.
Parliamo ovviamente dello scambio di prigionieri che ha avuto luogo giovedì primo agosto e che ha visto coinvolte 24 persone e sette Paesi (Stati Uniti, Russia, Bielorussia, Germania, Slovenia, Norvegia e Polonia): sono tornati liberi negli Stati Uniti il giornalista Evan Gershkovich, l’ex marine Paul Whelan, così come il dissidente russo Vladimir Kara-Murza, per citare alcuni dei nomi più “importanti”.
In cambio il regime di Vladimir Putin ha ottenuto la liberazione di sette “patrioti”, ma soprattutto quella di Vadim Krasikov, ex agente dei servizi segreti moscoviti detenuto in Germania, dove stava scontando l’ergastolo per l’uccisione del leader separatista ceceno Zelimkhan Khangoshvili in un parco di Berlino nel 2019.
Una trattativa in realtà durata anni, come la racconta oggi il New York Times, che si è andata intrecciandosi fino al risultato clamoroso ottenuto giovedì. Dallo scoppiare del conflitto tra Russia e Ucraina nel febbraio 2022 c’erano già stati degli scambi, ma sempre nel formato “a due”: l’ex marine Trevor Reed fu scambiato per il pilota Konstantin Yaroshenko, mentre la giocatrice di basket Usa Brittney Griner per il trafficante d’armi Viktor Bout.
Questa volta le trattative hanno riguardato un numero ben maggiore di persone grazie a negoziati iniziati anni fa e che hanno coinvolto in primis Paul Whelan, l’ex marine arrestato per spionaggio nel settembre del 2018 in Russia. Una trattativa inizialmente difficile, gli Stati Uniti avevano poche “armi” a loro disposizione, ovvero prigionieri da scambiare con Mosca per convincere ad accettare.
Il conflitto in Ucraina e il clamoroso arresto nel marzo 2023 di Evan Gershkovich, giornalista del Wall Street Journal che stava lavorando in Russia e che è stato accusato di spionaggio dal regime, ha cambiato il quadro. Da Washington si è capito che bisognava allargare il campo, coinvolgere più Paesi e dunque più prigionieri.
È così che nella trattativa fu coinvolta la Germania del cancelliere Olaf Scholz, fin lì piuttosto restia ad inserire Krasikov in scambi politici: ruolo chiave l’inserimento di Alexei Navalny, il più celebre leader dell’opposizione russa, nella trattativa. Ammirato e stimato in Germania, dove tra l’altro si era curato dopo il tentativo di avvelenamento da parte dei servizi segreti russi, il nome di Navalny aveva convinto Scholz a dare il suo via libera. Un piano fallito e interrottosi bruscamente per la morte di Navanly in una colonia penale in Siberia il 16 febbraio scorso, dove era detenuto in condizioni durissime.
Si è dovuti ripartire dunque da una nuova trattativa. In particolare la Germania ha avanzato due richieste per liberare Krasikov: la liberazione di Vladimir Kara-Murza, che dopo Navalny era il leader più in vista dell’opposizione russa, e di Rico Krieger, paramedico tedesco condannato a morte nella Bielorussia alleata del Cremlino con l’accusa di terrorismo.
La situazione si è sbloccata rapidamente, come dimostrato dalla celerità dei processi russi. Il 19 luglio Gershkovich è stato condannato a 16 anni di carcere in appena tre udienze; lo stesso giorno anche la giornalista russo-americana Alsu Kurmasheva, reporter di Radio Free Europe/Radio Liberty arrestata nell’ottobre del 2023 l’accusa di non essersi registrata come “agente straniero” mentre raccoglieva informazioni sull’esercito russo, fu condannata. Processi lampo per ragioni formali, così da consentire la grazia presidenziale e l’inserimento negli scambi con l’Occidente.