Il difensore d'ufficio di Meloni
Francesco Giubilei, chi è il guardiano dell’anti-woke: “l’intellettuale” che chiama “candidato” Kamala Harris
Editoriali - di Fulvio Abbate
Non me ne voglia l’amico Francesco Giubilei, eppure ciò che ha sostenuto ospite de La7 necessita di una nota. Magari in grassetto. A margine della sua pagina televisiva più recente.
I fatti: su La7 si parla di Kamala Harris, presumibile candidata al posto di Biden. Ai suoi occhi però, meglio, al lessico di Giubilei, sarebbe più opportuno che la si definisse “candidato”. Al maschile. Giubilei ritiene forse, o probabilmente, che la rotondità assertiva di una O finale sia il modo più esatto per designare un’imminente nomination, seppure al femminile, per la corsa alla Casa Bianca. Titanica, virile, convincente O. La stessa che sembra corrispondere ai desiderata linguistici di Giorgia Meloni: “presidente”. Condivisa dalla rocciosità non meno “maschia” della Lega salvinianamente sovranista, cioè in pieno possesso di attributi populistici.
Francesco Giubilei, dato non meno noto, è da tempo tra i principali opinionisti mediatici della destra-destra governativa. Quando appare nei talk, poco importa se in studio o da remoto, si ha addirittura modo di intravederne fantasmaticamente la scrivania notarile, mogano scuro e artigli, da presidente della Fondazione Tatarella.
Le parole di Giubilei hanno però suscitato stupore femminista e una precisazione oggettiva da parte della conduttrice Flavia Fratello: “Una candidata”, magari. E qui Giubilei, di rimando, per nulla turbato: “Sì, un candidato, una candidata”, minimizzando con smorfia da guardia d’onore del pantheon anti woke. Poi il rilancio della conduttrice: “Non succede niente se si usa il femminile. È una donna e quindi è una candidata, ma perché avete queste difficoltà? Qual è il problema?”. Ora Giubilei, magari piccato dall’evidenza anagrafica femminile: “Evidentemente Kamala Harris è una donna, riconosco la differenza tra uomo e donna. Io rispetto i generi, però io preferisco usare ‘candidato’, mi sento più a mio agio in una dinamica di libertà di parola”. In filigrana, nella risposta, c’è da intuire l’insopprimibile “gne gne gne” social. Quasi che si stava meglio prima, quando il dottore era il dottore, il giudice era il giudice, il capostazione era il capostazione e ogni precisazione sullo specifico di genere un dettaglio inessenziale.
Non si pretende che Francesco Giubilei abbia tra le letture predilette Il secondo sesso di Simone de Beauvoir o magari Sputiamo su Hegel di Carla Lonzi, teorica del femminismo giacobino, né si vuole qui insinuare che il suo libro del cuore sia l’antico bestseller della conversazione neofascista da capannello in galleria, Navi e poltrone, opera dell’ufficiale della Regia Aeronautica, Antonio Trizzino: le cause della nostra sconfitta durante il secondo conflitto bellico? Colpa delle spie britanniche infiltrate nelle stanze di Supermarina! Quest’ultima citazione susciterebbe infatti sospetti ulteriori nei giorni in cui un collega della stessa arma del compianto Trizzino, Giovanni Fuochi, colonnello ora in pensione, ha avuto cura di mostrarsi sui social in uniforme da capitano delle SS: giacca grigia, fascia rossa con svastica nera sul braccio, croce di ferro al taschino, e su tutto la frase “Sinistrorsi vi aspetto”, e ancora, in risposta ad alcuni commenti, sempre più d’orgoglio nero armato: “Devi vedere l’intera uniforme: stivali e pistola Luger L8 compresa. Se mi dessero un po’ di spazio vedresti come spariscono gli Lgbt e coglioni vari”.
Tornando alla nostra O rimasta lì imperterrita, accanto alla A finita invece a testa in giù, resta su tutto il sospetto che ogniqualvolta un portavoce del governo improntato all’idea di Nazione e Patrioti di Giorgia Meloni – e Giubilei da tempo sembra esserlo “d’ufficio” – pretendano di spiegare come in questo caso che Kamala Harris è un “candidato” e non una “candidata”, ci sia l’eco dei “fogli d’ordine” propri del ventennio fascista durante le sanzioni. Cominciando dalla richiesta autarchica di “abolire il “lei” (sic), ritenuto, come da cartellonistica ufficiale: “Femmineo, sgrammaticato, straniero, nato due secoli orsono in tempi di servitù”.
Poco importa che la stessa Flavia Fratello abbia provato a spiegare che “candidata” non ha mai fatto torto al dizionario. Giubilei, d’ora in avanti detto anche Francesco l’Irremovibile!