Il decreto carceri

Toghe e Forza Italia contro il dl inutile: “Così il carcere diventa criminogeno”

Santalucia (Anm): “Se l’emergenza è il sovraffollamento, nel decreto non ci sono risposte”. Celli (Md): “Privatizzazione della detenzione, negli Usa ha fatto disastri”

Giustizia - di Angela Stella

9 Luglio 2024 alle 14:00

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Toghe e Forza Italia contro il dl inutile: “Così il carcere diventa criminogeno”

Ieri il 53esimo di un detenuto dall’inizio dell’anno e il sesto di un agente di polizia penitenziaria. “Numeri assurdi, indegni per un Paese civile” ha commentato Gennarino De Fazio, Segretario Generale della UILPA Polizia Penitenziaria. Eppure dovremmo stare sereni perché a breve vedremo i sorprendenti effetti del decreto carceri da pochi giorni in Gazzetta Ufficiale e rispetto al quale oggi pomeriggio inizieranno le audizioni nella commissione giustizia del Senato. E invece non mancano le critiche. Molto dure quelle del presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia: “Se oggi l’emergenza è il sovraffollamento – lo diciamo in tantissimi e ci sono 53 suicidi che sono la prova più forte della drammaticità della questione – non trovo nessun tipo di risposta nel decreto. Ce ne potevano essere tante, non c’è nessun tipo di strumento che consenta uno sfoltimento del numero” dei detenuti.

“Il carcere così diventa criminogeno – ha sottolineato – Il carcere deve privare soltanto della libertà non degli altri diritti altrimenti diventa criminogeno: quando il detenuto sarà restituito, prima o poi, alla società, porterà dentro di sé quel carico aggiuntivo di sofferenza; non tutti sono in grado di metabolizzare e qualcuno lo tradurrà in ulteriori commissioni di illeciti. Il carcere deve essere il luogo della rieducazione e risocializzazione, non il luogo della sofferenza”. Ha concordato con lui, segnando ulteriormente la distanza di Forza Italia sul tema rispetto alle altre forze di maggioranza, il deputato Tommaso Calderone, capogruppo di Fi in Commissione giustizia alla Camera: “Condivido il concetto che il carcere deve essere un luogo di rieducazione e non di sofferenza. La sofferenza non rieduca. La sofferenza può anche incattivire e diventare un male sociale”.

Ma sempre la commissione diritto penitenziario dell’Anm, presieduta dall’esponente di Magistratura democratica Stefano Celli, ha condiviso durante il ‘parlamentino’ che si è tenuto nel fine settimana un documento di critica nei confronti del dl. Come ci spiega il magistrato “il decreto legge sull’emergenza carceri è sotto il profilo dell’emergenza carcere assolutamente carente. Tutte le iniziative andranno a regime fra uno o due anni e non c’è nessuna concreta misura per, non dico risolvere, ma almeno tamponare l’emergenza, il sovraffollamento e tutti i problemi urgenti del carcere”. “Le assunzioni – ha precisato – si vedranno fra mesi se non anni. In punto di liberazione anticipata il fatto di sapere fin dal provvedimento di esecuzione quanti saranno i giorni di liberazione anticipata di cui il detenuto potrà godere è un’informazione che sicuramente non guasta, ma non aggiunge nulla al patrimonio conoscitivo dei detenuti, che il giorno dopo che sono entrati in carcere sanno già i giorni che aspettano loro qualora partecipino all’opera di rieducazione”.

Poi l’allarme: “invece c’è, almeno da parte mia, una grande preoccupazione per quello che riguarda l’esecuzione nelle comunità e nelle strutture residenziali che devono essere ancora individuate. Io non sono assolutamente contrario a un’esperienza di questo genere, ci sono alcune esperienze già radicate, esperienze sicuramente virtuose e positive, ma che si basano su un alto tasso di idealità e di volontariato. Nel momento in cui questa misura dovesse diventare strutturale, il passo naturale sarebbe l’esecuzione privata della pena o meglio l’esecuzione della pena affidata ai privati, esattamente come negli Stati Uniti, dove tanti disastri sono stati fatti e continuano a essere fatti; anche perché è evidente che una struttura privata – salvo i casi di cui ho detto della assoluta e preponderante natura ideale e di volontariato degli stessi – tende comunque a fare un profitto e questo non è conciliabile in nessun modo e in nessun caso con l’esecuzione della pena, con tutti i vincoli, le attenzioni e le necessità che questo strumento importantissimo richiede. Del resto l’esperienza dei CPR dovrebbe avere insegnato qualcosa anche al legislatore meno attento e meno dotato di sensibilità su questi temi”, ha concluso il pubblico ministero.

9 Luglio 2024

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